Ferrari, Vettel e il rapporto con Binotto: il pilota svela un retroscena. Ad Abu Dhabi il tedesco correrà la sua ultima gara con la scuderia di Maranello
Tempo di bilanci per Sebastian Vettel alla Ferrari. Il quattro volte campione del mondo affronterà domenica il suo ultimo GP da pilota di Maranello, dopo sei stagioni trascorse in Italia. Le premesse erano di certo diverse rispetto alla delusione dell’addio, con la speranza infranta di portare a casa almeno un titolo mondiale in questo cospicuo lasso di tempo. Il tedesco arrivava nel 2015 da una serie di successi record con la Red Bull e sembrava l’erede designato di Michael Schumacher. Vetture non sempre all’altezza, qualche errore di troppo sotto pressione e rapporti non sempre idilliaci nel team, hanno creato una miscela non proprio esplosiva.
In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Vettel racconta le relazioni avute con i vertici della Ferrari nel corso di questi anni. Il primo a volerlo fu Sergio Marchionne, convinto di costruire attorno a lui una squadra vincente.
“Durante il 2014 ho avuto contatti con la Ferrari e sono andato a trattare direttamente nella villa in Svizzera del presidente Marchionne. Dopo la promessa di matrimonio, ho negoziato il contratto con l’allora team principal Mattiacci. Avevamo l’idea di costruire una nuova era a Maranello“.
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Proprio la morte di Marchionne ha segnato forse definitivamente il futuro di Vettel in Ferrari. Da quel 25 luglio 2018, qualcosa è cambiato. Tre giorni prima era arrivato il grave errore nel GP di Germania ad Hockenheim, compromettendo la corsa al titolo contro Hamilton. Da lì un’altra serie di errori macchiarono indelebilmente quella stagione e forse anche il resto dell’esperienza.
Vettel sottolinea così la scomparsa del presidente: “Aveva un carattere molto duro e non era facile andarci d’accordo, ma i successi professionali parlano per lui. Era un ottimo manager e aveva organizzato l’azienda in modo davvero ottimo”.
Un rispetto reciproco che c’è stato anche con Mattia Binotto, sebbene non accompagnato da una sintonia professionale.
“Inizialmente abbiamo lavorato insieme in Toro Rosso perchè lui era il responsabile dei motori clienti della Ferrari. Poi ci siamo ritrovati a Maranello, dove nel frattempo era diventato prima responsabile dei motoristi e poi team principal. Rispetto si ma non amore. Non si è mai creato un feeling particolare. È un uomo pragmatico, il tempo ci dirà dove sarà in futuro la Ferrari guidata da lui“.
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