Due vigili urbani della Polizia Locale di Milano sarebbero indagati per aver presumibilmente investito una donna e non essersi fermati a prestarle soccorso.
Il 2 ottobre scorso, una donna a Milano è stata investita da un’auto che all’esito dell’accaduto non si sarebbe fermata per prestare soccorso. Esattamente un giorno dopo, però, qualcuno si sarebbe costituito. A recarsi presso gli inquirenti due vigili urbani, la cui posizione a livello penale si sarebbe aggravata considerato il ruolo ricoperto.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Foligno, presunta frode nel settore Auto: i dettagli dell’operazione Easy Car
Milano, due vigili urbani si sarebbero costituito dopo aver investito una donna: la loro posizione
Era il 2 ottobre quando a Milano, in via Vasari -zona Porta Romana- una donna di 67 anni sarebbe stata investita da un’auto. Stando a quanto riferisce la redazione di Milano Today, chi era alla guida non si sarebbe fermato per prestarle soccorso, andando via. Sul posto sarebbe quindi sopraggiunto il 118 che avrebbe trasportato l’anziana in ospedale, dove le sarebbero state riscontrate, secondo l’anamnesi dei medici, traumi guaribili in 30 giorni.
Il giorno successivo al sinistro, però, qualcuno si sarebbe fatto avanti ammettendo le proprie responsabilità per l’accaduto. Sempre secondo Milano Today, ad autodenunciarsi sarebbero stati due vigili urbani della Polizia Locale di Milano. I due agenti, si sarebbero costituiti, quindi, 24 ore dopo il presunto investimento non incorrendo nell’arresto.
Attualmente, riporta la fonte locale, entrambi sarebbero indagati non solo per omissione di soccorso ma anche per lesioni personali. La loro posizione, inoltre, sarebbe aggravata dalla qualifica ricoperta. Essendo Pubblici Ufficiali, infatti, potrebbero rispondere anche di omissioni d’atti d’ufficio. Questa fattispecie (art. 328 codice penale) prevede che il pubblico ufficiale, il quale senza giustificato motivo rifiuta un atto proprio del suo lavoro dovuto per ragioni di giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico o igiene e sanità può essere punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Al di fuori di questi casi il Pubblico Ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che entro 30 giorni da una richiesta non fornisce riscontro senza spiegarne le ragioni è punito con la reclusione fino ad un anno o in alternativa con una multa fino a 1.032 euro.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Ardea, provoca incidente Auto e simula il furto: l’inevitabile epilogo