Antonio De Rensis, avvocato di Andrea Iannone, se la prende con il TAS di Losanna e la WADA per la sentenza di squalifica del pilota.
Il TAS di Losanna ha sancito la fine della carriera da pilota di Andrea Iannone, squalificato quattro anni per doping. Il ricorso fatto dopo la sospensione di diciotto mesi stabilita dalla FIM è stato respinto, mentre quello della WADA per una pena maggiore ha avuto successo.
The Maniac sente di aver subito una grave ingiustizia. Ha ribadito più volte di essere innocente. Continua a sostenere che ci sia stata una contaminazione della carne mangiata in Malesia e che non ha mai assunto sostanze dopanti volontariamente. La sentenza emessa dal Tribunale Arbitrale dello Sport ha demoralizzato il rider abruzzese, che dovrà reinventare il suo futuro.
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Iannone, l’avvocato parla della squalifica
Antonio De Rensis, avvocato di Iannone, in un intervento a TMW Radio ci ha tenuto ad evidenziare alcune cose che non vanno nel processo al pilota: «Andrea si è sottoposto all’esame del capello e risulta che fino al dicembre precedente non ci fossero tracce, così come il testosterone bassissimo che è incompatibile con l’uso prolungato. Ma il TAS ha stabilito che non si può escludere che il drostanolone sia stato assunto per recuperare più rapidamente dal GP di Misano. Dicono che si cura un infortunio alla spalla utilizzando anabolizzanti, nonostante la Clinica Mobile abbia smentito».
Il legale di The Maniac ha spiegato anche un altro fatto, ovvero che secondo i giudici in Svizzera avrebbero dovuto andare in Malesia per avere lo scontrino del ristorante in cui mangiò Iannone: «Peccato che di mezzo ci sia il Covid. Abbiamo comunque mandato una mail all’hotel, chiedendo indicazioni sulla carne, ma nessuno ha replicato. Il proprietario del ristorante non voleva essere coinvolto».
De Rensis ha messo in evidenza più aspetti oscuri della vicenda che ha riguardato il rider di Vasto e ha attaccato la WADA, l’agenzia internazionale antidoping: «Bisogna rendersi conto che la WADA ha uno strapotere incontrollabile verso gli atleti. Potrà capitare un’altra contaminazione da drostanolone in futuro. La sentenza crea un precedente pericolosissimo. Questo processo deve svegliare tutti quanti, innanzitutto la Federazione».
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