MotoGP, il manager italiano Davide Brivio ha raccontato come ha ricostruito da zero il team Suzuki fino a festeggiare il titolo mondiale di Joan Mir
A Valencia, Joan Mir è diventato il primo campione del mondo Suzuki in classe regina nel Motomondiale dopo vent’anni. L’ultimo, infatti, era Kenny Roberts Junior nel 2000, quando ancora si correva nelle 500.
Le GSX-RR hanno dato lezioni di continuità e affidabilità ai rivali che in una stagione senza Marc Marquez sono affondati tra problemi tecnici e varie fragilità. Suzuki, invece, ha mostrato un passo e una costanza risultati insostenibili, che hanno portato alla storica doppietta al GP Europa, il primo dei due eventi a Valencia. Non si vedevano due Suzuki nei primi due posti della classifica in top class dal 1982.
Il trionfo è il premio al lavoro del manager italiano Davide Brivio, scelto per ricostruire da zero la storia in MotoGP del team. Brivio ha portato alla Yamaha Valentino Rossi, con cui ha vinto cinque Mondiali e mantenuto un ottimo rapporto. C’è suo figlio Luca a coordinare l’attuale scuderia del Dottore.
Brivio stava lavorando per Valentino Rossi, ma non più per il team in MotoGP, quando ha iniziato a trattare con Suzuki. L’ha raccontato in una lunga intervista per il podcast ufficiale della MotoGP. Il cuore italiano e brianzolo del team emerge anche attraverso la presenza del suo braccio operativo, ovvero il fratello Davide. Ma la mente rimane giapponese, quella del responsabile tecnico Ken Kawauchi.
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MotoGP, Davide Brivio: “Vogliamo piloti felici di essere in Suzuki”
“Ho cercato di usare la mia esperienza, di evitare qualche errore che avevo fatto con Yamaha perché i sono differenze di cultura tra gli europei e i giapponesi” ha spiegato Brivio nel podcast.
Suzuki, aggiunge, “aveva lasciato la Motogp nel 2011. Io ho iniziato ufficialmente con loro ad aprile 2013. Abbiamo ricominciato da zero. Il nostro percorso era un foglio bianco. Non avevamo equipaggiamento né un circuito per i test. Per me è stata una sfida enorme, siamo tutti molto fieri di quello che abbiamo ottenuto“.
Brivio ha insistito molto sull’importanza di creare una squadra che condivida un’identità, a partire dai piloti. “Abbiamo condiviso le indicazioni del management di prendere giovani e renderli piloti Suzuki. All’inizio c’era Vinales, dopo il suo addio abbiamo scelto Alex Rins e fatto lo stesso con Joan Mir. Quando Joan è arrivato con noi era al quarto anno complessivo nel Motomondiale: è arrivato in MotoGP dopo due stagioni in Moto3 e una in Moto2” sottolinea Brivio.
Essere pilota Suzuki, o entrare nello staff del team, per il manager italiano non deve voler dire scegliere una squadra. “Noi non abbiamo team satelliti, quindi dobbiamo scommettere sui nostri piloti e sul loro talento. Una cosa importante, e lo è stata per noi fin dall’inizio, è che cerchiamo persone felici di venire in Suzuki. Non che ci vedano come una seconda o terza scelta“.
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