Cronaca

Renault, tensioni tra Francia e Turchia: le possibili conseguenze

Erdogan ha chiesto di boicottare Renault. Un provvedimento che potrebbe recare un danno non solamente al marchio.

(Foto: Wheelsage)

Dopo le recenti tensioni tra i presidenti dei due Paesi, Emmanuel Macron e Racepp Tayyp Erdogan, un provvedimento paventato da quest’ultimo potrebbe minare l’industria della Renault in Turchia. Un crescendo di frizioni tra i due governi che ha portato, per la prima volta in assoluto, il Premier francese a richiamare a Parigi l’ambasciatore ad Ankara.

Stando a quanto riporta FormulaPassion.it, il capo di stato turco avrebbe richiesto di boicottare i prodotti francesi. Una misura, che se venisse accolta, non arrecherebbe danno solamente al costruttore, ma anche allo stesso Stato mediorientale, in quanto la sede di Bursa è in mano in parte ad un’azienda partecipata del settore militare turco.

In particolare, ad esserne colpito, sarebbe proprio lo stabilimento del marchio transalpino di Bursa, in attività dal 1969 e che conta ben oltre 6.000 lavoratori. Inoltre, la capacità produttiva annua della fabbrica ammonta a 360.000 vetture e 750.000 motori, dimostrando di essere uno dei maggiori siti industriali della Casa francese. Ma i danni non si limiterebbero a questo aspetto, potendo avere ripercussioni anche in ambito internazionale.

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Erdogan chiede di boicottare i prodotti Renault: il possibile danno economico

(Foto: Getty)

Lo stabilimento di Bursa è posseduto per il 51% da Renault e per il 49% da Oyak Automotive Logistics Group, la società che fa riferimento all’Esercito turco.

Pertanto, il danno economico non impatterebbe soltanto il Gruppo della Losanga, bensì anche la stessa economia della Turchia, dato che a Bursa vengono prodotti i modelli Renault e Dacia, che costituiscono più del 17% della quota del mercato interno. Inoltre, l’Anatolia rappresenta un punto notevolmente strategico per le Case automobilistiche e per le collegate aziende produttrici di componenti, essendo il quarto partner commerciale dell’Unione Europea dopo Stati Uniti, Russia e Cina.

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Francesco De Vincenzo

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