Damon Hill ha parlato di Lewis Hamilton e di Michael Schumacher, candidati per l’effimero riconoscimento di pilota più grande di sempre
Lewis Hamilton ha superato il record di vittorie di Michael Schumacher. E’ sempre più vicino almeno ad eguagliare i suoi sette titoli mondiali, che appariva come una vetta non superabile nel motorsport. Inevitabile che i due campioni, il britannico e il tedesco, vengano accostati come i candidati più autorevoli a un riconoscimento non ufficiale che però appassiona tutti: quello di pilota più grande di sempre.
Nemmeno Damon Hill si è sottratto al divertissement. Il britannico è è stato il primo grande rivale di Schumacher. Ha vissuto momenti di grande tensione, come lo scontro di Adelaide nel 1994 che ha chiuso il Mondiale in favore del tedesco. Schumacher, ha detto in un’intervista a Sky Sports UK, è uno dei più grandi come Juan Manuel Fangio prima di lui. “Oggi Hamilton sta scalando l’Everest del motorsport” ha ammesso.
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Hamilton “ha un enorme talento naturale e un desiderio bruciante di essere il migliore” ha spiegato Hill. “E’ un appassionato di corse. Sapeva di avere un’opportunità speciale. Ha scelto di fare tutto il possibile per essere nelle condizioni di affermarsi come il numero 1“.
Hill, campione del mondo come il padre, diffida dall’etichetta di più grande di tutti i tempi. Non perché ci siano candidati migliori, però. “Le ere sono diverse. Non si può paragonare Fangio a Schumacher o Hamilton. Cambiano i criteri di sicurezza delle macchine e dei circuiti ad esempio. O il numero di gare a stagione“.
Di sicuro, spiega, “Hamilton è il migliore della sua era. Sta battendo tutti i record e ne sta scrivendo di nuovi”. E i numeri, conclude, non li può toccare nessuno.
Il futuro può essere più incerto. “Per come sta guidando, può andare avanti facilmente almeno altri quattro o cinque anni” ha sottolineato Hill. “Dipende tutto da quanto sei affamato, da quanta voglia hai ancora. Soprattutto nel caso in cui la macchina nei prossimi anni non fosse competitiva come ora. A lui correre piace e si vede, ma ci sono anche tutte le attività collaterali legate ai contratti e agli sponsor, e gli danno una limitata libertà di dedicarsi a quello che gli piacerebbe fare fuori dalle corse”.
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