Sei titoli mondiali, Jonathan Rea ce l’ha fatta: dopo la caduta di Scott Redding gli sarebbe bastato arrivare al traguardo a piedi per conquistare il suo sesto titolo mondiale consecutivo.
Ma il nordirlandese non ha voluto rinunciare a lasciare la sua impronta puntando anche alla vittoria. E solo dopo avere corso qualche rischio ha deciso che tutto sommato poteva bastare.
Jonathan Rea, il cannibale imbattibile
Jonathan Rea è riuscito in qualcosa di incredibile che per la verità era alla sua portata fin dall’inizio di questa stagione così atipica del mondiale Superbike, più breve e compatta a causa della pandemia. Sei titoli mondiali consecutivi sono qualcosa di inimmaginabile in qualsiasi disciplina sportiva. Nei motori solo il grande Giacomo Agostini è riuscito a fare di meglio.
Freddo e lucidissimo in moto almeno quanto caldo e spontaneo fuori dalla pista, tra gli altri piloti o anche di fronte ai giornalisti, Rea è il campione che tutti vorrebbero essere: bravo, simpatico, vincente e umano. Mai una polemica, mai un eccesso. Solo parole di grande educazione e rispetto per tutti, compagni e avversari. Facile, diranno i più, quando si vince sempre: ma Rea è così anche quando perde. Splendida l’immagine alla fine della prova dell’Estoril che vede Redding, costretto al ritiro in gara, attenderlo fuori dal box per stringergli la mano e abbracciarlo. Rea gli ha parlato nell’orecchio strappando un sorriso al grande avversario sconfitto: chissà che cosa gli ha detto.
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Come il grande De Agostini
Nordirlandese di Ballymena, splendida cittadina tra Derry e Belfast, Rea è salito sulle moto fin da ragazzino per emulare il nonno, grande appassionato, sponsor storico di Joey Dunlop. Prime esperienze nel Tourist Trophy, poi la British Superbike, quindi le prove Endurance e Supersport dove con sei podi (tre vittorie) in dodici gare conquista l’attenzione di sponsor e scuderie.
Quando la Kawasaki lo chiama al fianco di Tom Sykes nel 2015, nessuno pensa che questo binomio tra uomo e moto possa diventare il più vincente di sempre. Un sodalizio perfetto quello tra Kawasaki e Rea che riporta alla memoria Giacomo Agostini e la leggendaria MV Agusta, capace di conquistare sette titoli iridati di fila dal 1966 al 1972 nella vecchia 500 (più altri sette consecutivi in 350 tra il 1968 e il 1974).
Rea non ha alcuna intenzione di fermarsi: riconfermato anche per la prossima stagione punterà al settimo mondiale e fin da oggi cercherà la vittoria numero 100 in Superbike, dove è già il rider più vincente di sempre.
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