Sono ore decisive per la carriera di Andrea Iannone, che attende la decisione del TAS in seguito al ricorso presentato per la squalifica di 18 mesi che gli è stata inflitta per doping.
Come anticipato qualche settimana fa, quello di oggi era il giorno indicato dal TAS per comunicare l’esito del ricorso presentato da Andrea Iannone, squalificato 18 mesi per doping. In un primo momento ci si aspettava che la comunicazione potesse arrivare prima, in modo tale da permettere al pilota di poter disputare diverse gare di questa annata in caso di sentenza favorevole, ma così non è stato, complice l’influenza della WADA, che aveva chiesto un inasprimento della sanzione. A sorpresa, però, potrebbe prefigurarsi un ulteriore slittamento.
Secondo Simon Patterson, corrispondente di The Race, infatti, la decisione potrebbe arrivare la prossima settimana. Un colpo non da poco per “The Maniac”, che non ha nascosto la sofferenza vissuta in questi mesi e sottolineando come questo sia il momento più difficile della sua vita e della sua carriera.
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Ma quale potrebbe essere lo scenario che potrebbe prefigurarsi? Iannone ha al momento davanti due possibili strade, una opposta all’altra. Se il suo ricorso dovesse essere accettato, il pilota dell’Aprilia avrebbe la possibilità di rientrare subito in gara e di provare a recuperare il tempo perso (è fermo dallo scorso novembre, quando era stato trovato positivo al dronastolone dopo il Gran Premio di Sepang). Tornare in sella alla moto dopo uno stop così lungo sarebbe complesso per chiunque, ma lui innanzitutto vuole riprendere confidenza con quello che continua a ritenere il suo mondo (la squalifica inflitta gli impedisce anche di guidare). L’Aprilia, dal canto suo, si è detta disposta ad aspettarlo, ma si sta comunque guardando attorno e tra i possibili eredi per il posto del numero 29 ci sarebbe anche Andrea Dovizioso, che tra pochi mesi concluderà la sua avventura con la Ducati.
In caso di sentenza negativa per il pilota, invece, la sua carriera potrebbe dirsi pressoché chiusa. la WADA, infatti, si era appellata alla prima decisione dei giudici ritenendola troppo leggera e ha richiesto uno stop di quattro anni.
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