Tutto sul tracciato di Sochi che dal 2014 ospita il GP Russia di Formula 1. Il layout, le caratteristiche, le curiosità
La stagione di Formula 1 prosegue a Sochi, la più recente delle creazioni di Hermann Tilke. E’ il primo circuito al mondo integrato in un parco olimpico. La terza pista più lunga del Mondiale si snoda infatti tra i luoghi simbolo dei Giochi invernali fortemente voluti da Vladimir Putin.
In Russia, la Formula 1 moderna non aveva mai corso prima del 2014. C’erano state solo due edizioni pionieristiche a San Pietroburgo nel 1913 e 1914 vinte rispettivamente dal russo Suvorin e dal tedesco Scholl con una Benz: di fatto, dunque, la Mercedes è l’unica scuderia ad aver mai vinto nel territorio russo.
La conformazione della pista richiede trazione in uscita, stabilità in frenata e bilanciamento, considerata la varietà delle curve l’assetto da medio carico. La prima curva, che si percorre in pieno in ottava marcia a quasi 315 kmh, i piloti affrontano alla seconda curva la frenata più pesante del tracciato. Come spiegano i tecnici Brembo, fornitori dei dischi, i piloti arrivano a 336 km/h e azionano i freni per 1,85 secondi. Nello spazio di 109 metri, scendono ai 131 km/h. La 3 si percorre nuovamente in pieno, costeggiando l’iceberg Skating Palace. E’ la curva a raggio costante (180 metri) più lunga del Mondiale. Si affronta a circa 290 km/h in settima marcia, sottopone i piloti a una fortissima accelerazione centrifuga e le gomme in appoggio a destra a sollecitazioni laterali notevoli. Due successive curve ad angolo retto avvicinano all’Ice Dome Bolshoi e chiudono il primo settore.
La curva 6, una veloce piega a destra, e la 7, una delle tante ad angolo retto, segnano il settore centrale. Un veloce rettilineo immette nelle curve 8 e 9, entrambe a sinistra, che si possono interpretare come una piega unica. Anche la 10, a destra, è ad angolo retto. Superato l’ice Cub Curling, i piloti affrontano il back-straight, uno dei punti di attivazione del DRS, che in realtà è una S morbida con due curve leggere da percorrere in accelerazione (11 e 12). Dura invece la staccata della 13 dove si passa dai 330 km/h con l’ala mobile aperta ai 120.
Il terzo settore è il più lento. Dalla curva 14 i piloti accelerano per affrontare la chicane sinistra-destra (curve 15-16) a circa 120 kmh. Dopo un breve rettilineo in sesta, restano da percorrere solo due curve simili, entrambe a 180°, in terza marcia. Qui è fondamentale non sbagliare il punto di corda per non perdere velocità sul lungo rettilineo d’arrivo.
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Il circuito di Sochi richiede un assetto da medio carico. Su questa pista, saranno importanti i consumi. Il motore endotermico lavora a pieno regime per il 70% del tempo sul giro, la componente MGU-H è particolarmente sollecitata così come la MGU-K, che consente di sfruttare l’energia cinetica recuperata nelle due grandi frenate.
Dal punto di vista dei consumi, i 110 kmg bastano tranquillamente a finire la gara. Per questo alcuni piloti potrebbero partire più leggeri e sperare nella safety car o attuando in alcuni momenti della gara strategie di risparmio del carburante. Anche per quanto riguarda la trasmissione, Sochi non si presenta come un tracciato particolarmente impegnativo. La gara si completa con circa 2500 cambi di marcia, un migliaio in meno rispetto a quelle necessarie in Ungheria.
I freni vengono invece utilizzati in dieci delle 18 curve. Delle 10 frenate del GP Russia 2 sono considerate altamente impegnative per i freni, 5 sono di media difficoltà e le restanti 3 sono light.
Come sottolinea Brembo, vuol dire un tempo pari al 17 per cento della durata complessiva della gara. Alta la media delle decelerazioni massime sul giro (4,2 g), inferiore solo ai 4,3 g del GP Belgio.
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Pirelli porta a Sochi le tre mescole più morbide della gamma: C3 sarà P Zero White hard, C4 P Zero Yellow medium e C5 P Zero Red soft. Una scelta, spiega il fornitore ufficiale, dovuta all’asfalto tradizionalmente poco abrasivo
“Rispetto allo scorso anno, la nomination è uno step più morbida per consentire velocità più elevate e aggiungere un’ulteriore sfida in termini di strategia. Grazie alle specifiche attuali, diverse rispetto al 2018, la scelta più morbida con C3, C4 e C5 nominate per questa gara dovrebbe incoraggiare l’utilizzo di tutte e tre le mescole, senza il rischio di dover ricorrere a un’elevata gestione dei pneumatici in gara” ha spiegato il responsabile car racing Mario Isola.
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