Conftrasporto si esprime chiaramente contro le modifiche al Codice della Strada, che potrebbero entrare in vigore a breve: alcune norme sono ritenute pericolose.
Ormai da più di un anno il governo è al lavoro per introdurre un Nuovo Codice della Strada, che comprenderà modifiche destinate a cambiare il comportamento degli automobilisti. Le decisioni coinvolgono diversi mesi, ma non mancano di fare discutere. Una delle misure che sembra convincere meno sembra essere quella relativa alla durata del semaforo giallo, che non dovrebbe superare i tre secondi, decisamente troppo poco perché non rispetta appieno il tempo di reazione dell’uomo.
L’approvazione del provvedimento non è comunque ancora definitiva; ora spetta alla Commissione Trasporti valutare come agire.
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Nuovo Codice della Strada: la dura presa di posizione di Conftrasporto
Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto, non è rimasto in silenzio a lungo venuto a conoscenza delle modifiche normative che potrebbero entrare in vigore e ha voluto esprimere in maniera chiara la propria contrarietà.
“Misure di questo tipo non possono che essere definitve demenziali, se approvate la sicurezza potrebbe essere fortemente minata. I pericoli che avvertirebbero gli automobilisti sarebbero tutt’altro che da trascurare” – erano state le sue parole pronunciate qualche tempo fa. Il riferimento era in modo particolare alla decisione di consentire ai netturbini di fare multe in caso di comportamenti ritenuti irregolari, da molti ritenuto un modo per fare cassa da parte delle amministrazioni locali.
Proprio per questo Uggè ritiene sia fondamentale agire prima che le conseguenze possano essere pesanti. Questo non è però l’unico aspetto che il dirigente non ritiene opportuno. Poco positivo è ritenuto inoltre l’aumento delle accise del prezzo del gasolio, che può finire per penalizzare ulteriormente un settore cruciale come quello dei trasporti, che non si è ancora ripreso dopo le difficoltà legate al post lockdown. “A farne le spese, se questo accadesse, sarebbero ancora una volta imprese e lavoratori – ha detto Uggè -. Si è provato a giustificare questa scelta con l’intento di tutelare l’ambiente, ma non è una scusa che può stare in piedi”.
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