Non è e non potrebbe essere una 24 ore di Le Mans come tutte le altre. Rinviata dal tradizionale appuntamento alla metà di giungo e salvata in extremis dagli organizzatori: la corsa si svolge, ed è già un mezzo miracolo…
Quando la pandemia in primavera imperversava e non dava alcuna incertezza, la ACO – titolare dell’evento – decise di prendere tempo e di rinviare qualsiasi decisione a giugno. Un bel rischio perché tenere tutti impegnati, pista e scuderie, che investono su questo evento decine e decine di milioni di euro, era una bella scommessa. Alla fine, nonostante tanti problemi, si corre.
Le prove sono state ridotte al minimo essenziale, non c’è stata alcuna passerella in città. Tutte le attività sono state concentrate al circuito con il minor numero di addetti possibili da accreditare. Ma è comunque una buona notizia anche per il pubblico che sarà presente, pur se in misura minore rispetto alle edizioni precedenti e nel rispetto della distanza sociale. Si tratta comunque della conferma in calendario di un evento che per gli appassionati di automobilismo è unico nel suo genere: imperdibile.
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La 24 ore di Le Mans, quest’anno, sarà il penultimo appuntamento del WEC 2020, il campionato mondiale endurance. Gli equipaggi iscritti sono 62 con numerose presenze italiane nelle quattro diverse categorie. La vera attenzione per Le Mans pesa ovviamente sulla classe regine e, in modo particolare, sulla Toyota che si prevede farà di nuovo il vuoto nella LMP1. L’ibrida giapponese già in prova si è rivelata straordinariamente veloce, quasi quattro secondi e mezzo in meno della Rebellion. Per le due vetture della Gazoo Racing con Conway, Kabayashi e Lopez sulla #7 e Buemi, Nakajima e Hartley sulla #8, si tratta di una lotta in famiglia nella quale peserà la gestione del mezzo e della stanchezza. Senza guasti o incidenti nulla dovrebbe togliere alla Toyota la terza vittoria consecutiva a Le Mans.
In LMP2 la vicenda è molto più interessante: ci sono ben ventiquattro mezzi iscritti e diciannove hanno lo stesso telaio, l’Oreca. Molto più difficile azzardare pronostici anche se il Racing Team Nederland tutto olandese con piloti tra cui il campione in carica di Formula 2 Nyck de Vries e l’ex pilota di F1 Giedo van der Garde sembra meritare qualche credito da parte degli appassionati. Una lotta serratissima che rende incerto anche il destino di chi come Jackie Chan Racing e JOTA Sport ha corso tutto il mondiale e di chi, come Alex Brundle, figlio dell’ex pilota di F1 e vincitore di Le Mans Martin Brundle, o Juan Pablo Montoya ha tutte le potenzialità per essere protagonista.
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In GTE il ritiro delle Corvette apre il campo al duello tra Ferrari, velocissima in prova la 488 GTE Evo di Guidi-Calado-Serra ma non quando la Porsche di Bruni-Lietz-Makowiecki. Ancora più incerto il quadro nella GTE AM, la categoria che prevede un gentleman driver obbligatorio per ogni equipaggio e che conta ben 22 auto al via. La Ferrari della Luzich Racing di Piovanelli, Negri e Ledogar è davanti a tutti al termine della Hyperpole.
Diciassette i piloti italiani al via tra i quali Giancarlo Fisichella e Manuela Gostner, una delle pochissime donne inserite nella entry list definitiva.
Sarà molto interessante capire come e quanto peserà la sessione di guida notturna. La Le Mans si è sempre corsa a giugno, con giornate più lunghe e illuminate. Ora il buio peserà dalle 20 alle 7 del mattino, almeno tre ore in più rispetto alle abitudini. Qualche incertezza anche per le condizioni climatiche che annunciano violenti temporali, anche nel corso della sessione notturna.
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