Per celebrare il GP numero 1000 della Ferrari in Formula 1, ripercorriamo tutta la storia del Cavallino nel circus. La seconda puntata è dedicata agli anni Sessanta
Il decennio del primo Mondiale costruttori, della leggenda Phil Hill, della tragedia di Wolfgang Von Trips. Gli anni Sessanta raccontano grandi successi nella storia della Ferrari, come l’ultimo trionfo di un pilota italiano a Monza, Lodovico Scarfiotti. E si chiudono con una serie di stagioni in cui più del rosso domina il grigio, il colore di una transizione senza grandi luci in attesa di un futuro migliore.
Si aprono anche così, con un anno sospeso tra lo sviluppo dell’ultimo modello con il motore anteriore e la progettazione dei primi esemplari con il motore posteriore, punto di partenza della 246P e della 156 usata prima in Formula 2.
In F1, la 156 arriva nel 1961. Ha un telaio innovativo e il baricentro basso. E’ la base di cinque vittorie in stagione (Olanda, Belgio, Francia, Gran Bretagna e Italia), la compagna di viaggio di Phil Hill che vince il Mondiale e guida la Ferrari al primo titolo Costruttori. Dopo l’affermazione in Francia di Giancarlo Baghetti, eroe per un giorno per la Ferrari, il Cavallino trionfa a Monza. Vince Phil Hill, che diventa campione del mondo ma quel 10 settembre è un giorno triste.
Wolfgang von Trips, in Ferrari anche lui, muore tra il primo e il secondo giro. E con lui scompaiono 14 spettatori. L’incidente, tra i più gravi di sempre in Formula 1, colpisce l’opinione pubblica. La gara è trasmessa in diretta sulle tv di tutto il mondo. Il papa Giovanni XXIII dichiara che organizzare altre gare simili sarebbe un atto criminale.Sul tema della sicurezza inoltre non si accettavano compromessi, e le macchine erano più pesanti del minimo regolamentare. Intanto la Scuderia aveva preparato una monoposto “misteriosa”, con un motore a otto cilindri, raffreddato ad aria con presa di forza centrale.
Nel 1962 cambiano tecnici e dirigenti, ma non arrivano risultati. L’anno successivo cambia la rosa dei piloti. A Bandini, Mairesse e Scarfiotti, si aggiunge John Surtees, il “figlio del vento”. Conosce l’Italia, ha vinto il titolo Mondiale di motociclismo nel 1956 al primo anno sulla MV Agusta. “Sono note le mie simpatie per gli ex motociclisti, che hanno esperienza, conoscenza meccanica, pratica di velocità, senso agonistico e, non ultima, operosità di umile lavoro. John Surtees era uno di questi e compendiava tutte le caratteristiche che ho elencato” disse Enzo ferrari, come riporta il sito della Scuderia.
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Surtees vince la sua prima gara in Formula 1 al Nurburgring nel 1963 e diventa “Eroe dei due mondi”. Lo sarà ancora di più nel 1964, sulla 158 F1 con motore otto cilindri. Trionfa a Monza e nell’ultima gara, in Messico, diventa campione del mondo: primo e unico caso di pilota iridato sulle due e le quattro ruote.
L’insoddisfacente stagione 1965 fa da preludio a un periodo difficile nella storia del Cavallino. Il 1966 sembra partire da buone premesse per la Ferrari, visto il nuovo regolamento che raddoppia la cilindrata dei motori portandola a tre litri. Ma i risultati non arrivano e il Drake licenzia Surtees a metà stagione. Il Cavallino salva almeno l’orgoglio a Monza. A Maranello si lavora anche ad agosto, e addio vacanze estive.
Il 4 settembre, il Cavallino schiera Lorenzo Bandini, Mike Parkes, e lo specialista in gare di durata e corse in salita Lodovico Scarfiotti, cugino di Gianni Agnelli e nipote di uno dei fondatori della FIAT. Ha vinto una 24 Ore di Le Mans, ha ottenuto successi nella 1000 Km di Parigi e nella 1000 Km del Nürburgirng. E’ l’ultimo italiano ad aver trionfato a Monza.
La Ferrari non è competitiva nelle ultime stagioni degli anni Sessanta. Il 7 maggio 1967, a Montecarlo, muore Bandini. Nel 1968 Franco Gozzi viene nominato direttore sportivo ma il Cavallino in pista arranca a parte una vittorie con Jacky Ickx in Francia sotto la pioggia. Grigio anche il 1969, condizionato da difficoltà organizzative e finanziarie. La Ferrari ottiene un solo podio, in Olanda, con il neozelandese Chris Amon, il pilota più amato da Mauro Forghieri nella sua lunga esperienza in Ferrari.
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