Pierre Gasly conquista il suo primo successo in F1 al GP Monza. La storia e la carriera del francese, 38mo vincitore diverso nel tempio italiano della velocità
Pierre Gasly è il 38mo vincitore del GP Monza in 70 edizioni. Il francese, 109° pilota a conquistare un successo in un gran premio in Formula 1, riporta al successo l’Alpha Tauri, e viveva emozioni simili 12 anni fa. Si chiamava in un altro modo, Toro Rosso, e al volante c’era Sebastian Vettel che conquistava il suo primo titolo in F1. E’ un passaggio di tempo, questo suo successo. Gasly, finora al massimo quarto in Bahrain nel 2018, a Monza non era mai andato nemmeno a punti.
Come ricorda in un’intervista per un bell’articolo speciale dell’Equipe, Gasly ha iniziato molto piccolo a capire che quella sarebbe stata la sua strada. Non viene da una famiglia ricca, ma il nonno ha corso nei kart, la nonna ha competizioni regionali, hanno corso anche il padre e tre dei suoi cinque fratelli (lui è il quarto).
Quando aveva otto anni, ricorda ancora l’emozione di vedere sotto l’albero di Natale un pacco molto più grande degli altri. “Ho capito che non era la Playstation ma il mio primo kart” spiega.
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Gli è sempre piaciuta la matematica. Faceva i calcoli a mente, e questo l’ha aiutato a far carriera nelle corse. Oggi un pilota deve non solo saper guidare. Deve dare indicazioni agli ingegneri, e serve la memoria per ricordarsi magari di quel rumore inusuale che hai sentito in quella curva di quel particolare giro in prova o in un test. Ci sono da tenere a mente i dati, i tempi dei vari settori, il livello di degrado delle gomme.
Chi lo conosce ne parla come di un ragazzo dall’ottima memoria, che si applica in tutto quello che fa. Lo faceva anche da giovane, durante una serie di corsi organizzati in Francia per i giovani piloti in collaborazione con le tv per imparare a parlare in pubblico, gestire lo stress e la pressione delle telecamere.
Ha imparato talmente bene l’hanno invitato al Forum di Davos proprio per parlare di gestione degli obiettivi e della pressione in un ambiente in cui si richiedono prestazioni di alto livello. Qui ha incontrato presidenti, ministri, grandi dirigenti d’azienda.
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I successi nei kart gli permettono di scalare le categorie a livello nazionale e internazionale. Entra nel Red Bull junior team nel 2014 insieme a Carlos Sainz. Partecipa a due giorni di test, viene nominato pilota di riserva in F1 nel 2015. L’anno successivo vince il titolo in quella che si chiamava ancora GP2. Trionfa nella categoria come prima di lui avevano fatto Nico Hulkenberg, Nico Rosberg o Lewis Hamilton.
Sembra tutto pronto per un suo passaggio in Formula 1 da pilota titolare al posto di Daniil Kvyat in Toro Rosso. Ma il russo ottiene risultati convincenti a fine stagione. Il francese decide di allontanarsi e correre nella Super Formula giapponese. Ma il tempo si diverte a dilatare e contrarre spazi e distanze, restituisce emozioni e sorprese.
Così un anno dopo Gasly sostituisce effettivamente Kvyat in Toro Rosso. Esordio in Malesia, bis in Giappone. Dà forfait a Austin perché deve correre l’ultima prova della Super Formula, annullata per nubifragio a Suzuka. La classifica è congelata, resta secondo nel Mondiale.
Confermato in Toro Rosso nel 2018, firma il quarto posto in Bahrain che rimane uno dei piazzamenti migliori nella storia del team.
Il 20 agosto di quello stesso 2018 Gasly si accorda per essere promosso in Red Bull al posto di Ricciardo. Un anno dopo, nell’agosto del 2019, viene nuovamente retrocesso per far posto nella scuderia ad Alexander Albon.
Con la “satellite” Toro Rosso ottiene però il suo primo podio in Formula 1, in un altro GP denso di colpi di scena in Brasile. Settimo l’anno scorso nel Mondiale, con questi risultati potrebbe innanzitutto evitare di seguire le orme di predecessori allontanati senza troppi complimenti come Bourdais tornato a correre negli USA, Buemi e Vergne campioni in Formula E o Alguersuari diventato nel frattempo dj.
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