Lewis Hamilton ha indicato la strada, mettendo le organizzazioni sportive al fianco degli atleti nelle proteste contro il razzismo, in favore delle rivendicazioni del Black Lives Matter
Otto fori di proiettile nella schiena. “Otto buchi”, come ha detto suo padre al Chicago Sun-Times. L’immagine del corpo di Jacob Blake, paralizzato dalla vita in giù, è l’ultima immagine della violenza della polizia contro i neri negli USA. La protesta si è estesa nelle piazze, ma è lo sport ad aver dato al caso Blake una dimensione universale, come e più di quanto successo dopo l’uccisione di George Floyd lo scorso 25 maggio.
Nelle ultime ore, i Milwaukee Bucks hanno boicottato gara 5 dei playoff contro gli Orlando Magic per protesta contro il ferimento di Blake. Le altre squadre impegnate nella notte italiana hanno fatto lo stesso e la NBA ha comunicato di aver rinviato le partite.
Un modo velato per non ostacolare la protesta da parte dell’associazione, per sostenere il movimento Black Lives Matter la cui scritta campeggia sul parquet prima di ogni partita nella bolla di Orlando e sulle canotte delle squadre. Intanto i Los Angeles Lakers di LeBron James, stella NBA e voce tra le più influenti a favore del movimento Black lives Matter, hanno votato per estendere il boicottaggio fino a fine stagione. Di fatto, per bloccare l’NBA.
Si ferma per un giorno anche il Western & Southern Open, torneo di tennis in corso a New York, tra i più importanti in calendario. E’ iniziato tutto con l’annuncio di Naomi Osaka, figlia di un afroamericano e di una giapponese. “Non giocherò la semifinale domani (oggi, giovedì 27 agosto)” ha scritto in un post Twitter. “Il genocidio dei neri da parte della polizia mi dà il voltastomaco. Ci sono cose più importanti di vedermi giocare a tennis” ha detto Osaka, attaccata negli USA perché nera e in Giappone perché figlia di un matrimonio misto.
Osaka è la sportiva più pagata dell’anno secondo la classifica Forbes, e ha indotto gli organizzatori del torneo a prendere posizione e a fermare tutto l’evento per un giorno.
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Emerge sempre più, dunque, un significativo cambiamento nello sport. Le manifestazioni di protesta da parte degli atleti non restano casi isolati, ma sul tema del contrasto al razzismo vengono abbracciate dalle organizzazioni sportive. Un cambio di passo segnato in particolare dalla Formula 1.
Lewis Hamilton, uno degli sportivi che più si stanno battendo sul tema, ha prima indotto la Mercedes a “vestirsi” di nero, poi ha creato il fondo per aumentare l’inclusività nella F1, che i proprietari di Liberty Media hanno alimentato con un milione di dollari.
E ha indotto la maggioranza dei piloti del circus a inginocchiarsi prima delle gare, nel gesto diventato icona globale di sostegno al movimento. I piloti indossano tutti le maglie con la scritta “End racism”, anche quelli che non si inginocchiano, Hamilton sfoggia più direttamente una maglia che inneggia al “Black lives matter”.
Al di là delle differenze stilistiche, però, il sei volte campione del mondo è riuscito a cambiare un modo di pensare il ruolo dello sportivo e a fare in modo che queste manifestazioni non restassero esternazioni individuali.
Quanto sta accadendo nel basket NBA, e che si sta ripetendo nella WNBA e nella MLB, le leghe di basket femminile e di baseball, dimostrano che il tema dell’uguaglianza sta coinvolgendo lo sport a un livello più alto. Non è solo una questione di atleti che manifestazioni, ma di organizzazioni sportive. I governi delle varie discipline abbandonano la tradizione opposizione verso qualunque manifestazione a carattere ideologico, e mettono lo sport in prima fila come fattore di un cambiamento duraturo.
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