Il GP di Monza diventa subito occasione di polemica politica a causa del suo poster, presentato ieri, al quale è stato attribuito uno stile grafico troppo facilmente riconducibile al futurismo e alla grafica cara al ventennio fascista.
Per la verità ci sono moltissime collezioni artistiche legate a quel genere di produzioni pubblicitarie e a marchi storici dell’industria italiana. Ma stavolta la cosa ha dato fastidio…
La presentazione del poster ha suscitato infatti una reazione molto irritata pubblicata via social, dall’ex presidente della provincia di Monza e Brianza Roberto Invernizzi che ha sottolineato il tono quasi da apologia del fascismo del manifesto.
“A chi il Gran Premio? A noi!” ha scritto commentando il poster sulla sua pagina Facebook Invernizzi, scatenando la reazione da parte della maggioranza del consiglio regionale che è di centrodestra con prevalenza leghista.
Il manifesto mostra sullo sfondo Villa Reale, sorvolata dalle Frecce Tricolori, così come tricolori sono anche i cordoli della pista sulla quale spicca una macchina rossa, un ovvio richiamo alla Ferrari, ma senza marchi riconoscibili. A ricordare lo stile futurista ci sono soprattutto le sfumature spigolose e cromatiche tipiche di quel periodo artistico reso famoso dai poster disegnati anche da Filippo Tommaso Marinetti, il padre del futurismo, o da artisti come Fortunato Depero che grazie ai suoi disegni rese internazionali marchi come Campari, Perugina, Cinzano, Guzzi e Pirelli. Molte opere di Depero oggi sono considerate quotatissime dai collezionisti.
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“Qualcuno ha pensato bene di costruire, sopra a questa immagine, una ridicola polemica legata all’apologia di fascismo – ha replicato il consigliere regionale della Lega Andrea Monti – speriamo che faccia retromarcia prima di imbarcarsi in misere figuracce sia sulla storia dell’arte che su quella dell’automobilismo sportivo. Non vorrei infatti che la furia iconoclasta resti priva di controllo e si finisca per chiedere la chiusura del Museo del Novecento a Milano”.
Alla fine la questione sembra essere rientrata a una banale discussione social dopo un’ulteriore post di Invernizzi che giustificava la sua pubblicazione come “pura ironia”. Ma per diverse ore i commenti sull’argomento e sul manifesto sono stati migliaia. A chi piace, e a chi no. Chi la trova un’esercitazione di stile e chi invece la giudica un chiaro riferimento politico a un periodo storico sempre controverso per il nostro paese. Il tutto a Monza, città che non ha mai rinnegato le sue simpatie monarchiche e la sua origine nobile profondamente legata alla famiglia Savoia.
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