La guida al circuito di Silverstone: storia e caratteristiche del tracciato su cui è iniziata la storia della Formula 1
Una pista storica, per un anniversario da leggenda. Silverstone, il circuito che deriva dalle strade intorno al vecchio aeroporto militare, ha ospitato il primo GP nella storia della Formula 1 moderna. E’ cambiato negli ultimi 70 anni, ma non si è snaturato. Ha raggiunto però i 5.891 km, che lo rendono il terzo più lungo nel calendario (covid a parte) dietro Baku (6,003 km) e Spa-Francorschamps (7.004km).
Percorrere un giro su una Formula 1 a Silverstone, ha detto Lewis Hamilton, è come guidare un jet. Le curve come la Maggots o la Becketts restano uniche.
Silverstone, un giro di pista
Dopo 209 dalla partenza, i piloti affrontano la Abbey, che si chiama così per i resti dell’Abbazia di Luffield che ancora si vedono sullo sfondo. Si viaggia poi in accelerazione lungo la Farm, dove era originariamente posizionata l’uscita della corsia box, e la Village, a destram introdotta nel 2010. Secondo Brembo, è la frenata più dura del tracciato, in quanto i piloti vi arrivano senza aver toccato i freni nelle due precedenti curve. Alla staccata, si presentano a 320 km/h e in soli 2,37 secondi scendono a 125.
Dopo un breve tratto in accelerazione, si arriva al Loop che ha una particolarità. E’ l’unica curva che prende il nome dalla sua forma. E’ infatti un tornante che apre verso l’Aintree, tributo all’ippodromo sede del concorso Grand National, e al rettilineo Wellington, primo punto in cui si attiva il DRS.
Alla conclusione di questo tratto, i piloti affrontano la seconda frenata dura del tracciato alla curva 6, la Brooklands, omaggio alla prima casa britannica delle corse motoristiche. Segue, come in una sorta di chicane, la Luffield che fino al 1991 era a sua volta divisa in due. Difficile sorpassare qui, anche se ci si può avvantaggiare per tentare poi l’affondo alla 8, la Woodcote.
Il National Pit Straight immette poi alla Copse, dove i piloti dovranno stare attenti a non superare i limiti della pista, pena la cancellazione del giro. Per oltre mezzo secolo, era questa la prima curva a Silverstone.
In uscita, dopo un leggero tratto in discesa, si arriva alla combinazione di curve senza uguali nel mondo delle corse. Maggots (il riferimento è a Maggots Moore), Becketts e Chapel (omaggio alla cappella di St Thomas à Beckett distrutta nel 1943).
I piloti escono a oltre 240 km/h per entrare nell’Hangar Straight. Dopo dieci secondi in accelerazione affrontano la frenata della Stowe, altra staccata impegnativa. Un breve rettilineo conduce poi alla Vale, e alla Club, la doppia curva che immette sul rettilineo di arrivo.
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Aerodinamica e power unit: le chiavi del successo
Silverstone è un circuito da medio carico in cui serve trazione per i tratti misti e velocità sui rettilinei e nelle curve veloci. Il motore termico viaggia a pieno carico per il 70% del tempo sul giro, elevato l’incremento di velocità che il DRS può garantire nei due punti di attivazione (12-14 km/h).
La conformazione del tracciato permette ai piloti di non consumare troppo carburante, e di non sollecitare eccessivamente la trasmissione. Per completare la gara, infatti, servono poco più di 1700 cambi di marcia e 936 cambi di direzione.
Il peso sui Freni secondo Brembo
Per i tecnici Brembo, il circuito non è impegnativo per i freni, ha un coefficiente 2, il più basso fra tutte le piste in calendario quest’anno. Sono infatti sette i punti di frenata, per un’azione sul pedale di 12,6 secondi per giro con un carico totale in gara di 30 tonnellate, quasi la metà di quanto avveniva all’Hungaroring. Di queste sette frenate, solo due sono considerate altamente impegnative per i freni, una è di media difficoltà e le restanti 4 sono light.
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GP Silverstone, numeri e curiosità
Lewis Hamilton è di gran lunga il più titolato a Silverstone. Il sei volte campione del mondo ha il primato di vittorie, pole position, podi e giri trascorsi in testa.
Ha trionfato sei volte, una in più di Alain Prost, il doppio rispetto a Jim Clark, Nigel Mansell e Michael Schumacher. E in altrettante occasioni è partito davanti a tutti (Mansell, Clark, Damon Hill e Fernando Alonso seguono a quota 3).
Nove volte Hamilton è salito sul podio. Il britannico guida la graduatoria davanti a Kimi Raikkonen e Michael Schumacher (7), Alain Prost, Rubens Barrichello e Fernando Alonso (6).
Ma sul piano delle scuderie, la Ferrari vanta un’ottima tradizione. Le monoposto di Maranello si sono imposte in 14 occasioni, più di ogni altra scuderia. La McLaren (12) è l’unica con più di dieci affermazioni (12).
Le Rosse condividono con la Williams il record di pole position (11) e guidano nettamente l’albo d’oro per piazzamenti a podio (44) davanti a McLaren (27) e Williams (18).
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