Molti sostengono che sia il degno erede di Lewis Hamilton, e non solo per una questione di pelle o o di talento. Ma perché chi l’ha visto in Formula 3 sostiene che del campione del mondo questo pilota che si chiama Jeremy Wahome abbia lo stile e l’istinto.
D’altronde Jeremy Wahome è cresciuto nel mito di Hamilton e fin da quando era bambino ha fatto di tutto per ricalcarne le imprese.
Lewis Hamilton come mito e modello
Venti anni, Jeremy Wahome si sta facendo strada nella Formula 3 ed è nel mirino di agenti e scuderie di una certa importanza. “Spero abbia voglia di aspettarmi – ha dichiarato Jeremy alla BBC – ce la sto mettendo per avere la mia occasione nella massima categoria e correre al suo fianco prima che lui decida di lasciare le corse”. Hamilton, che ha 35 anni e sta trattando con la Mercedes per rinnovare il suo contratto anche per la prossima stagione, è stato il grande motivo di ispirazione del pilota africano. Per il quale fa il tifo non solo il Kenya ma tutto il continente africano.
Quando l’8 giugno di due anni fa gli organizzatori del primo campionato asiatico Formula 3 certificato dalla FIA al mondo hanno rilasciato i nomi dei primi piloti confermati per la stagione inaugurale, Jeremy era l’unico africano nella lista. E anche oggi i piloti provenienti dalla “madre terra” sono pochissimi. Il suo esordio a soli otto anni, come i veri predestinati: nel campionato di go-kart del Rift Valley Motor Sports Club.
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Un pilota caparbio e di grande talento
Quando era chiaro che non si trattava solo di un sogno ma di una vera prospettiva, la sua famiglia facendo sacrifici immani si è trasferita nel Regno Unito. Era il 2016, e Jeremy ha cominciato a correre in tutti i trofei kart e amatoriali più importanti facendosi strada per arrivare alla categoria Super-Six disputando un round dell’Asia Cup sul circuito internazionale di Sepang in Malesia, ottenendo tre trofei, un caso più unico che raro per un esordiente assoluto: due finali e un terzo posto in cinque gare.
L’anno dopo il keniota è stato inserito nella scuderia Chris Dittmann Racing e ha vissuto la sua prima stagione in Formula 3: un dodicesimo posto assoluto con la Squadra Villorba Corsa. È un inizio: “Sono consapevole che per qualsiasi pilota la gavetta è questa e le aspettative sono sempre molto più alte delle certezze ma ce la sto mettendo tutta” spiega il pilota che deve fare i conti con pochi sponsor e un budget risicatissimo. “Faccio di tutto per non danneggiare l’auto perché so che ogni crash rischia di costare enormemente al mio progetto e di pesare sul mio futuro”.
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La speranza di un intero continente
Jerome nel frattempo si è diplomato e lavora: perché un piano B è comunque necessario ma il suo obiettivo è la Formula 1: “Hamilton è sempre stato il mio modello, e sto apprezzando moltissimo il suo impegno nella campagna end racism. Quando ho visto Verstappen esordire a poco più di 17 anni in Formula 1 ho pensato che potevo farcela anche io. Ora vivo del mio lavoro e delle corse nella speranza che arrivi la grande occasione. Come Hamilton anche io nel mio piccolo mi do fare: lo scorso anno sono riuscito a mettere da parte abbastanza soldi per far costruire una biblioteca a Kibra, vicino a dove sono nato io”.
Kibra, la megalopoli a nord di Nairobi è uno degli angoli più poveri del mondo. Sul casco Jeremy porta la bandiera del suo paese, il tricolore nero rosso e verde nella quale campeggiano la lancia e lo scudo Masai. Quest’anno è rimasto fuori dal campionato FIA Formula 3 ma è una delle stelle del campionato britannico e di quello asiatico. Nella speranza che basti per salire in Formula 2.
Come non si fa a fare il tifo per un ragazzo così?
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