Formula 1

F1 GP Ungheria, guida all’Hungaroring: storia, caratteristiche, curiosità

F1, guida all’Hungaroring. Qui si corre il GP Ungheria, terza prova del Mondiale. E’ un tracciato tortuoso, con 13 curve e 11 frenate, che richiede alto carico

F1 GP Ungheria, guida all’Hungaroring: storia, caratteristiche, curiosità

L’Hungaroring, teatro della terza prova del Mondiale di F1 2020, ha ospitato il primo gran premio di sempre in una nazione dell’ex blocco sovietico. L’impianto si trova vicino al villaggio di Mogyoród, a 19 chilometri da Budapest.

È una pista tortuosa, con 14 curve che richiedono 11 frenate. Dunque un circuito in cui le monoposto montano un assetto da alto carico, massimizzando efficienza aerodinamica e deportanza. Mediamente impegnativo per i freni, viste le velocità medie piuttosto basse e i soli tre rettilinei, il tracciato sollecita molto le gomme soprattutto anteriori.

Un giro di pista all’Hungaroring

Si comincia subito con la staccata più dura del tracciato. I piloti cominciano a frenare a 70 metri dalla curva cercando di posizionarsi sul cordolo esterno. Secondo le simulazioni Brembo, si passa dai 346 ai 109 kmh in 137 metri. Il secondo breve rettilineo, su cui si può usare il DRS come su quello di arrivo (uno solo il detection point, alla 14), conduce alla curva 2, a sinistra, in cui i piloti devono contrastare un sistematico sottosterzo.

Si arriva poi in discesa alla 3, che si affronta in pieno, e alla 4. Qui i commissari hanno avvisato che qualunque uscita oltre i limiti della pista porterà alla cancellazione del tempo sul giro. E’ una curva dal punto di corda cieco, in cui i piloti arrivano a 291 kmh e sfruttando molto il cordolo esterno la percorrono a circa 240 kmh.

La curva 4 di fatto apre una combinazione con la 5, che è una veloce ad ampio raggio, Segue un’altra chicane (curve 6 e 7). I piloti cercano il cordolo a sinistra, frenano a 60 metri dalla curva, scalano in terza marcia e toccano una velocità minima di poco superiore ai 105 kmh. Importante l’utilizzo del cordolo interno per salvaguardare la trazione in uscita e prepararsi alla 8, a sinistra, e alla 9, dove la parzializzazione della frenata premia. Complicata la frenata della 10, a sinistra, e ancor più della 11 a destra, non per la velocità minima di 230 kmh, ma per la facilità di perdere il controllo del posteriore.

Cruciali le ultime curve. La 12, a destra, è una piega a 90 gradi e immette verso la 13 in cui non è scontato individuare il miglior punto di frenata. Prima del rettilineo d’arrivo, i piloti affrontano un ultimo tornante in salita, in cui c’è un forte sottosterzo, in quarta marcia. E poi via verso l’arrivo.

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Aerodinamica, power unit, freni: le chiavi del GP Ungheria

Lewis Hamilton, GP ungheria

L’efficienza aerodinamica, in una pista ad alto carico, è decisivo. Fondamentale il bilanciamento, cruciale l’angolazione dell’ala anteriore per provare a scivolare lungo le curve veloci che scandiscono il secondo settore. La carreggiata è stretta, i sorpassi sono in genere pochi. Due, come detto, i tratti per utilizzare il DRS.

Le caratteristiche della pista non rendono l’Hungaroring particolarmente severo per i motori endotermici, anche se si tratta della terza gara in tre settimane e questo potrebbe affaticare le power unit. Per questo, visti anche i pochi tratti veloci, le scuderie studiano strategie per il raffreddamento dei motori. In caso di alte temperature, non è da escludere l’apertura di feritoie o prese d’aria più grandi all’altezza del cofano motore.

Prepariamoci anche a vedere piloti in modalità risparmio di carburante in alcune fasi della gara, considerato che secondo le stime servono 105 kg per completare la gara.

Infine, secondo i dati Brembo, i freni vengono attivati per il 23% del tempo sul giro in qualifica. Da questo punto di vista, si registrano valori più alti solo a Monaco e a Singapore. Anche se, dal punto di vista dell’impegno per i freni, si tratta di un circuito di media difficoltà. Brembo assegna un valore tre, come Barcellona e il Red Bull Ring, anche se in Austria i piloti frenano per 7,7 secondi meno per ogni giro.

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Le gomme: gli aspetti critici per Pirelli

Pirelli ha scelto le stesse mescole viste in Austria e Stiria: C2 come gomma dura, C3 come media, C4 come soft. Dotazione uguale per tutti: due set di hard, tre di medium e 8 di soft. Sono le stesse gomme scelte anche per l’edizione 2019 del GP Ungheria, in cui i primi 5 hanno scelto strategie diverse. Decisivo, allora come oggi, la gestione del degrado delle gomme. “L’Hungaroring è un circuito molto impegnativo per monoposto e piloti, dove è essenziale una gestione ottimale delle temperature e che in passato ci ha riservato alcune sorprese” ha detto alla vigilia Mario Isola, responsabile motorsport del fornitore di gomme.

GP Ungheria, numeri e statistiche

Lewis Hamilton è il più vincente nelle 34 edizioni del GP Ungheria. Ha trionfato sette volte, davanti a Michael Schumacher (4), Ayrton Senna (3). Undici i successi McLaren, la scuderia con più successi. Seguono Williams e Ferrari (7). Solo due volte un pilota ha vinto partendo più indietro della seconda fila. Il record è di Jenson Button che nel 2006 riuscì a imporsi dalla 14ma posizione in griglia.

Il Cavallino è il team con più piazzamenti a podio all’Hungaroring (25), tre in più delle McLaren. Sono le uniche scuderie con oltre 20 piazzamenti in top 3.

Il record di podi è di Kimi Raikkonen (9). Iceman precede Hamilton (8), Senna, Michael Schumacher, Vettel (7).

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Alessandro Mastroluca

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