MotoGP Jerez, la guida al circuito: storia, caratteristiche e curiosità

MotoGP Jerez, tutto sul tracciato spagnolo dove inizia la stagione 2020. Il circuito è lungo 4,4 km con 13 curve e un rettilineo da 600 metri

MotoGP Jerez, la guida al circuito: storia, caratteristiche e curiosità
MotoGP Jerez, la guida al circuito: storia, caratteristiche e curiosità

La stagione 2020 della MotoGP inizia con la doppia prova sul circuito spagnolo di Jerez de la Frontera. Costruito nel 1986, rinnovato nel 2002, è lungo 4.423 metri, presenta un rettilineo di 607 metri e 13 curve (cinque a sinistra e otto a destra), alcune delle quali portano i nomi dei grandi campioni spagnoli del motociclismo.

Il circuito curva per curva

Dopo il breve rettilineo di partenza, i piloti affrontano subito una curva non banale, la Expo 92. La traiettoria in uscita è decisiva perché immette nel primo punto delicato del tracciato, alla staccata della curva 2, a destra, una frenata tra le più brusche della pista dove si può tentare l’attacco da dietro. I piloti non hanno poi molto spazio per portare il peso del corpo dal lato opposto della moto per affrontare la Michelin, a sinistra.

In uscita da questa curva, nel 1999, finì la carriera di Mick Doohan. Toccò il cordolo bagnato, venne disarcionato a 170 kmh dalla sua onda e finì vicinissimo alle barriere prima della 4. Le fratture alla gamba, già martoriata ad Assen sette anni prima, al polso e alla clavicola lo portarono ad abbandonare il motociclismo. La curva 4, una piega leggera che si affronta in leggera discesa, anticipa il breve rettilineo verso la 5, la Sito Pons, una sorta parabolica ad ampio raggio che si percorre a 150 kmh.

Un altro dei punti per cercare l’attacco è il rettilineo verso la frenata da all-in della curva 6, la più impegnativa del tracciato. Qui i piloti passano da 292 a 67 kmh in 5,3 secondi, nello spazio di 236 metri, come rivelano i dati Brembo. Qui si può provare l’attacco all’interno. In uscita, se le gomme mosrano segni di degrado, si rischia di pattinare verso il successivo tornante a sinistra (Aspar) che si percorre con la moto inclinata. Dunque è fondamentale mantenere una linea pulita e gestire in maniera graduale l’accelerazione in uscita.

Dopo la Aspar, si passa alla doppia a destra Angel Nieto-Peluqui. Qui un solo piccolo errore di traiettoria nella ricerca del punto di corda può condizionare anche la velocità sul breve tratto verso la Crivillé e la Ferrari, due delle curve più importanti di tutto il tracciato. Si arriva poi alla curva che dal 2013 gli organizzatori hanno intitolato a Jorge Lorenzo, che proprio qui ha debuttato nel Motomondiale.

Per ben tre volte, nel 1996, nel 2005, e nel 2013, la gara della MotoGP si è decisa qui, con altrettanti memorabili incidenti. Prima Doohan tocca Crivillé, poi Rossi manda nella sabbia Gibernau che resta in piedi e finisce secondo, infine Marquez tampona Pedrosa.

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Gomme, le scelte Michelin

MotoGP Jerez, Marc Marquez
MotoGP Jerez, Marc Marquez

Michelin ha scelto tre mescole di gomme Power Slick con design simmetrico davanti e asimmetrico al posteriore, con spalla destra più dura. Il debutto di una nuova gomma posteriore, ha detto il responsabile del fornitore di pneumatici Pietro Taramasso, è “la cosa più importante per noi. Questa gomma è stata progettata per funzionare con tutti i piloti e le macchine e dopo gli ultimi test in Qatar siamo certi che tutti i produttori avranno trovato l’impostazione migliore per sfruttarla al meglio”.

Le gomme, come da tradizione, saranno identificate come morbide, medie e dure. Anche le mescole da bagnato hanno la stessa geometria delle slick.

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MotoGP Jerez, le sollecitazioni sui freni: la scheda Brembo

Il Circuito Angel Nieto di Jerez, sottolinea la scheda Brembo, è altamente impegnativo per i freni. Nella scala da uno a cinque individuata per misurare l’impatto sui dischi, il tracciato si pone a quota 4 come le piste di Aragon e Brno.

Nel corso di ogni giro, i piloti intervengono sui freni per undici volte e 33 secondi complessivi. Tra le frenate, solo tre (curve 4, 7 e 10) richiedono un utilizzo della leva per meno di un secondo e mezzo con una conseguente decelerazione inferiore ai 30 kmh. Delle altre, due frenate sono classificate come impegnative, le altre sei di media difficoltà.

Numeri e curiosità del MotoGP Jerez

Valentino Rossi è il pilota con più vittorie a Jerez nella classe regina. Ha trionfato sette volte in Spagna tra classe 500 e MotoGP, e in altre cinque occasioni è salito sul podio. Marc Marquez potrebbe raggiungere al secondo posto, con quattro vittorie, l’australiano Mick Doohan. Come il Cabroncito, hanno vinto tre volte anche Alex Crivillé e Dani Pedrosa, che è salito altre sette volte sul podio. Otto i piazzamenti in top 3 di Jorge Lorenzo, sette di Marquez, sei di Doohan e di Wayne Rainey.

Oltre a Rossi, solo un altro italiano ha vinto a Jerez, Loris Capirossi, strepitoso nel 2006. Sul podio sono saliti anche Max Biaggi (4 volte), Luca Cadalora (2), Marco Melandri e Andrea Iannone (1).

Lorenzo e Rossi hanno invece il record delle pole position (5), davanti a Dani Pedrosa, partito in re occasioni davanti a tutti. Il record della pista è di Fabio Quartararo, 1’36.880 fatto segnare l’anno scorso. Del 2019 anche il miglior giro in gara, 1’38.051 di Marquez. Infine, Andrea Iannone mantiene il primato per la più elevata velocità di punta registrata, 295,9 kmh nel 2015 sulla Ducati.

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