Fuori Giri

John Travolta: una vita tra set, Boeing, Airbus, Clipper e jet privati

John Travolta ha vissuto almeno tre carriere cinematografiche tra successi, cadute e rilanci. Ma per quasi cinquant’anni è riuscito ad alimentare una vita parallela di grande successo come pilota.

Un’imamgine felice di Travolta accanto alla moglie Kelli Preston, scomparsa recentemente (Getty Images)

“Amo volare, forse perché nella vita sono sempre caduto in piedi”. È quello che sostiene John Travolta a proposito della sua passione per il volo che è diventata una sorta di seconda professione per la star di Hollywood.

John Travolta e il volo, un’ossessione

A dispetto dei suoi 66 anni compiuti e di una vita tutt’altro che semplice nel corso della quale i successi si sono alternati ai fallimenti e le gioie ai drammi, John Travolta ha dimostrato di avere un autentico talento per il volo. Ma anche per la creazione di imprese legate al trasporto aereo civile.

Il motivo di tanta passione per gli aerei va cercato nella sua infanzia: Travolta viveva in una piccola casetta indipendente di un quartiere che era stato soprannominato ‘Airport Farm’ perché si trovava vicinissimo all’aeroporto La Guardia ed era affollato di piloti e di hostess. Sua madre, Cecilia Burke, era un’ottima attrice teatrale e aveva trasmesso la passione per la recitazione alle figlie maggiori: tre, e tutte e attrici. Il piccolo John aspettava a casa il ritorno di madre e sorelle con il naso all’insù, guardando gli aerei che decollavano e atterravano in modo incessante dalle piste.

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Patente e licenza di volo

A 14 anni John è già un promettente attore: recita in una compagnia giovanile e ha ottenuto un ruolo da  protagonista in uno spot pubblicitario molto importante. A sedici, appena dopo essersi comprato la sua prima auto, una Thunderbird, si iscrive a un corso di volo per pilotare alianti e prendere così il primo brevetto di volo della sua vita. Passerà il test, il più giovane del suo corso, a tempo di record proprio mentre entra nel cast del suo primo musical “Bye Bye Birdie”. La commedia è un grande successo e sarà proprio quello che lo spingerà verso il cinema. “Grease”, la cui versione teatrale è molto precedente a quella cinematografica arriverà subito dopo insieme ai primi veri guadagni.

Pochi sanno tuttavia che “Saturday Night Fever”, la cui uscita è stata precedente a quella di “Grease”, arrivò quasi casualmente. John Travolta era già nel cast della versione cinematografica del musical, ma le riprese erano in forte ritardo a causa di problemi logistici e di agenda di cast e regia. La commedia era un tale successo a teatro – due a volte tre repliche al giorno – che i produttori non si azzardavano a togliere Travolta dal palco per il set.

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Da Grease alla Febbre

Ma nel frattempo il suo agente lo propose alla produzione della “Febbre del Sabato Sera” le cui riprese stavano iniziando senza un vero protagonista. Perché Robert Stigwood, il produttore, non era per nulla convinto degli attori protagonisti che gli avevano proposto… si dice che tra questi ci fossero anche De Niro e Stallone. Uno costava troppo e l’altro non era adatto.

Alla fine l’agente, che aveva già piazzato nel cast anche la sorella maggiore, Ann, e la madre di Travolta, strappò un provino per John che riceve la notizia per radio, mentre stava per decollare per uno dei suoi esami di licenza: quello da bimotore. Il documentario “Inside Saturday Night Fever” racconta che Travolta disse… “decollo, atterro e arrivo”. Passò l’esame, prese la licenza e raggiunse il teatro dove il cast stava provando il set in discoteca. Improvvisando alcuni passi di ballo che aveva visto in discoteca dai suoi amici, tutti italiani che vivevano nel New Jersey, vinse la parte e la sua vita cambiò definitivamente.

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I suoi primi aerei

“Grease” fu la definitiva consacrazione: con i soldi dei primi due film John Travolta si comprò tre aerei. Due Cessna, un 421 usato e un 441 nuovo, e uno splendido Piper PA60. Con un socio avvia una società di avionoleggio con la quale porta clienti privati tra New York, Florida, Washington, Philadelphia, Boston e Pittsburgh: “Passo molto più tempo alla cloche che su un set”… aveva dichiarato nei primi anni ’90 quando la sua carriera subisce la prima violenta involuzione.

La serie di film di “Senti chi parla” gli offre nuova popolarità e importanti guadagni proprio mentre la sua compagnia aerea rischiava di per fallire. Travolta, che nel frattempo ha preso anche le licenze per il volo jet e gli aerei di linea commerciali e passeggeri, prova e compra ogni genere di aereo: Gulfstream II, Falcon, Eclipse 500 persino un Boeing 707. È il primo pilota non professionista, o meglio part time a pilotare personalmente un gigantesco Airbus A380. La Qantas lo vuole come testimonial: e lui si fa pagare non solo con qualche milione di dollari extra ma anche come pilota del volo inaugurale del servizio Airbus A380 da Melbourne a Los Angeles. Travolta viene certificato 300+: ovvero un pilota che vola non meno di 300 ore all’anno, come un professionista.

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Tradita da una cloche

La sua collezione aumenta e la sua casa diventa una sorta di bizzarro museo dell’aviazione. Sua moglie Kelli Preston, la donna cui Travolta è sempre stato fedele nonostante tantissime partner di lavoro splendide e molte voci di flirt mai confermate, a cominciare da quello eterno con la splendida Olivia Newton John, scomparsa in questi giorni dopo una lunga malattia, ammette che volare è l’unico eccesso che il marito si concede… “Se non lo vedo per qualche ora non lo vado nemmeno a cercare, so che è nel simulatore, o a pulire qualche aereo parcheggiato vicino a casa. Non so se valga ma vengo tradita ogni giorno da una cloche…” aveva risposto quando le avevano chiesto il segreto del loro matrimonio così lungo e felice.

John Travolta ha superato la morte di un figlio gravemente disabile, scomparso a soli sedici anni durante una vacanza alle Bahamas, ma anche la crisi di una carriera che ha avuto pause e rilanci imprevisti. Come ad esempio dopo la parte in “Pulp Fiction” e le numerose parti da bad boy che gli hanno offerto enorme consenso come in “Codice Swordhish”, “Face Off” o “Pelham 123” nelle quali era terrorista, gangster, rapinatore. Cose lontanissime rispetto al Danny Zucco di “Grease”.

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Una collezione e una casa museo

Oggi è un uomo con tante cicatrici, una carriera impressionante e un patrimonio personale di quasi 300 milioni di dollari. Aerei esclusi. Vive in una tenuta ribattezzata Jumbolair Aviation Estate dotata di due piste d’atterraggio e che ospita un museo dell’aviazione privato, quasi cinquemila articoli che riguardano la storia del volo dal 1932 a oggi con ben cinque aerei parcheggiati in bella vista vicino a casa sua. Il suo simulatore, che lui stesso ha contribuito a progettare e brevettare, viene considerato superiore a quello delle scuole di volo.

Uno dei suoi Boeing 707, ribattezzato “Jett Clipper Ella”, (Jett era il nome come del figlio scomparso, Ella è la sua seconda figlia, Clipper è il monomotore che Travolta colleziona) è stato donato al museo del restauro aereo di Albion Park, in Australia.

Tra le sue missioni meno conosciute e più significative ci sono stati i voli a New Orleans, quando il suo Boeing 707 portò tonnellate di aiuti alle vittime dell’uragano Katrina del 2005, e quello ad Haiti, nel 2010, subito dopo il terremoto.  Travolta trasportò a sue spese tende, medicine, cucine da campo e medici volontari per soccorrere la popolazione.

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Un solo incidente

In tutta la vita, dopo avere pilotato una sessantina di modelli di diversi, in quasi cinquant’anni di volo, un solo incidente. Che Travolta ricorda così: “Accadde nel 1992 con uno dei miei Gulfstream, stavo tornando a casa per il giorno del Ringraziamento quando l’aereo ha avuto un black out elettronico totale. Niente generatore, sistema di emergenza in tilt, batterie scariche. Prima che la radio si staccasse sono solo riuscito ad avvertire l’aeroporto di Washington che avrei tentato un atterraggio di emergenza. Dunque sono andato avanti alla vecchia maniera. Al buio. Ho trovato uno spazio nel corridoio per la discesa tra due grossi aerei passeggeri. Mi sono infilato, ho sbattuto le ali e per fortuna i colleghi hanno capito la situazione. Poi sono atterrato e ho bloccato l’aereo poco lontano dal monumento aspettando i soccorsi. E ho pensato che tutto quello che mi avevano noiosamente ripetuto sulle procedure di emergenza durante qualsiasi corso per tutte le mie licenze aveva un segno. Un solo incidente in tutti questi anni non è male”.

L’aereo, l’N552JT (tutti gli aerei di sua proprietà portano come due lettere le sue iniziali, JT) fa ancora parte della sua collezione di Ocala. “Serve a ricordarmi – dice Travolta – che se ti salvi da una roba del genere o sei molto bravo, o piloti un aereo straordinario o c’è qualcuno più grande di te che ha deciso che non devi ancora cadere”.

 

Stefano Benzi

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