Lewis Hamilton, sostenitore del movimento Black Lives Matter, ha lanciato una frecciata al veleno alla Ferrari sul tema razzismo.
Inginocchiarsi con il pugno al cielo è ora il simbolo di protesta del movimento antirazzista Black Lives Matter. Un segno che, grazie al suo forte impatto visivo, sta sensibilizzando l’intero pianeta sul tema. A maggior ragione se a farlo sono personaggi amati e seguiti dal grande pubblico. L’esempio è quello del campione di Formula 1 Lewis Hamilton. Il pilota inglese, uno dei più ferventi sostenitori del BLM, ha attivato una massiccia campagna di informazione e ieri, per la seconda volta sul podio del GP di Stiria, si è chinato ed ha alzato il pugno in segno di protesta. Come lui, tanti altri tra tecnici e colleghi. Tra questi, però, pare non figurasse il team Ferrari.
Una circostanza che non sarebbe passata inosservata a Lewis che ha lanciato una frecciata al veleno alla scuderia del Cavallino.
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Hamilton frecciata al veleno alla Ferrari sul tema razzismo
In occasione del secondo Gp di Formula 1, come avvenuto per il primo, Lewis Hamilton ha rimarcato la propria vicinanza al movimento antirazzista Black Lives Matter. Salito sul podio, il pilota si è inginocchiato. Eppure il campione britannico deve aver scorto che non proprio tutti hanno avuto la sua stessa “sensibilità”. Il riferimento va alla Ferrari tacciata dallo stesso di non essere eccessivamente dedita alla causa, nonostante Sebastian Vettel si sia inginocchiato insieme ad altri piloti. Gesto non condiviso, invece, da Leclerc.
Intervistato dai media al termine della gara, Hamilton avrebbe scagliato una freccia avvelenata a Maranello: “I tecnici della Red Bull – riporta Eurosport.com- si sono inginocchiati, ed è stato un momento bellissimo. La Ferrari invece? Nella scuderia lavorano in migliaia, ma nonostante ciò non è stata proferita alcuna parola. Nessuna manifestazione di attenzione al tema“. Il pilota inglese ha, poi, proseguito affermando: “Serve che la F1 e la FIA siano maggiormente coinvolti. C’è bisogno di fare squadra“.
Non sono mancate parole di rimprovero anche per quei colleghi che gli avrebbero chiesto se il gesto di inginocchiamento dovesse ancora proseguire. “Alcuni mi hanno chiesto per quanto ancora avrebbero dovuto iniziare ad inginocchiarsi” avrebbe chiosato Hamilton. Il pilota inglese ha realizzato che di lavoro da fare sul tema ce ne sarebbe ancora molto, e che la FIA dovrebbe essere maggiormente coinvolgente.
Per mitigare le posizioni, è intervenuto Toto Wolff, il quale ha sottolineato che in questo frangente, non bisogna additare nessuno. Non si tratterebbe, infatti, di essere razzisti solo perché si sceglie di non inginocchiarsi. C’è chi sceglie di rimanere in piedi ed è una sua personale scelta, ma ciò non si traduce in alcun modo come un’indifferenza sul tema.
Praticamente ciò che la scorsa settimana aveva dichiarato Daniel Kvyat. Il pilota russo affermò che per lui il gesto era incomprensibile dato che nel suo Paese le persone si inginocchiano, testualmente, “per la Patria, per la bandiera e per Dio“. Ma non per questo, ha sottolineato Kvyat non si è sensibili al tema o non si abbraccia il pensiero del movimento Blacks Lives Matter.
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