Alonso come Schumacher e Prost: i grandi ritorni in Formula 1

Fernando Alonso rientra nel team in cui ha vinto i suoi due titoli mondiali, nel 2005 e nel 2006. Gli alti e bassi della carriera. La storia dei grandi ritorni in Formula 1

Alonso come Prost e Mansell: i grandi ritorni in Formula 1
Alonso come Prost e Mansell: i grandi ritorni in Formula 1

Fernando Alonso torna in Formula 1. Lo spagnolo ha debuttato con una Minardi nel 2001 e abbandonato il circus nel 2018 con due titoli mondiali e 32 gare vinte.

Cresciuto nelle Asturie, terra di miniere, fabbriche di esplosivi, e di Letizia di Spagna, Alonso è figlio di un grande appassionato di motori. E’ il padre José Luis ad avere il pallino da meccanico, aveva costruito un kart anche per la sorella di Fernando ma le cose non erano andate come avrebbe sperato. Alonso, invece. ha ereditato la sua stessa passione e non ha mai nascosto il ruolo della famiglia nella sua carriera. Il giovane Alonso gareggiava con quelli più grandi lui, e vinceva. Ha continuato in Formula Nissan e in Formula 3000. Ha guidato una Formula 1 per la prima volta durante un test nel 2000. “Come lui, alla sua età, ho visto solo Senna e Piquet disse Cesare Fiorio.

Alonso, gli alti e bassi in Formula 1

C’è un momento che gli cambia la vita. E’ la vittoria a Imola del 2005, la terza della stagione. Il modo in cui per 12 giri tiene testa a Michael Schumacher raccontano perché a fine stagione sarebbe diventato il più giovane campione del mondo di Formula 1. Proprio a Schumacher, alla curva 130R di Suzuka, rifilerà uno dei sorpassi più spettacolari di tutta la sua carriera.

Oltre ai due Mondiali, tra i momenti da ricordare della sua carriera c’è la vittoria in casa, a Valencia nel 2012 con la Ferrari.

La sua è anche una storia di rimpianti, di ombre che la luce del talento non nasconde del tutto. E’ il 2007 quando all’Hungaroring ostacola deliberatamente in qualifica Lewis Hamilton, suo mai amato compagno di squadra in McLaren. Abbandona il team dopo una stagione. Il suo nome finisce anche tra le carte dello “Spygate”, scambi di email che permettono alla McLaren di entrare in possesso di dettagli delle Ferrari.

Il principale rimpianto è legato proprio ai tre secondi posti in cinque stagioni in Ferrari, a quel mondiale mai vinto e mai apparso così raggiungibile come nel 2010, prima dell’errore al muretto ad Abu Dhabi.

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I grandi ritorni in Formula 1

La passione per la Formula 1 è  sempre forte, una tentazione a cui non resiste. L’età è solo un numero per il 39enne asturiano. Anche Michael Schumacher, dopo l’addio alla Ferrari, ha tentato il ritorno in Mercedes. Con meno risultati, e il pregio di aver “battezzato” gli esordi nel circus del futuro campione del mondo Nico Rosberg.

Un anno sabbatico bastò ad Alain Prost per sentire la nostalgia della Formula 1 e darsi un’ultima stagione, con la Williams. Peraltro, il Professore è uno dei pochi piloti che hanno vissuto due periodi distinti nella stessa scuderia. Il francese ha fatto la storia in McLaren, negli anni della livrea griffata Marlboro e della complicata relazione con Ayrton Senna. Ha vinto tre titoli fra il 1985 e il 1989. Ma in McLaren aveva esordito in Formula 1 nel 1980.

Di casi celebri se ne ricordano pochi. Nell’era dei pionieri Juan Manuel Fangio, già campione in Alfa Romeo, corre il Mondiale del 1953 con la Ferrari. Lo vince Ascari, poi la leggenda argentina conquisterà il titolo negli anni successivi con Mercedes e Ferrari. Ma il suo quinto Mondiale lo festeggia in Maserati.

Phil Hill, che con Damon compone l’unica coppia padre-figlio entrambi campioni del mondo nella storia della Formula 1, non ha certo vissuto un biennio fortunato alla Lotus tra il 1958 e il 1959. Ha ottenuto zero punti in due stagioni. Ma torna otto anni dopo, nel 1967, e cambia tutto: vince il suo secondo Mondiale di fila con due team diversi dopo il trionfo in BRM.

Andata e ritorno anche per Nigel Mansell alla Williams. Nel primo periodo vince 13 gare tra 1985 e 1987 e lascia dopo un disastroso 1988. Dopo il biennio in Ferrari, ritorna nella scuderia britannica che nel 1992 gli mette in mano la FW14B, una delle monoposto più belle e dominanti nella storia della Formula 1. Mansell, in versione re Leone, trionfa.

Se ne va alla Ferrari per un biennio di rare soddisfazioni e quando torna alla Williams diventa campione del mondo (1992).

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