Mattia Binotto è entrato in Ferrari 25 anni fa, come semplice stagista. Storia del team principal con la rossa nel cuore da sempre
Mattia Binotto festeggia i 25 anni da uomo Ferrari. Laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Losanna in Svizzera, dove è nato il 3 novembre 1969, dopo un master entra da apprendista in Ferrari.
Dal 1995, inizia a seguire i test invernali come ingegnere del motore lavorando con Jean Alesi e Gerhard Berger.
Rimane ingegnere motorista per la squadra prove fino al 2003. Dal 2004 conferma il ruolo ma per la squadra corse. Dal 2007 assume l’incarico di Capo Ingegnere, corse e montaggio, nel 2009 diventa responsabile operativo del Reparto Motori e KERS.
Binotto ha vissuto così la grande stagione di Michael Schumacher. In un’intervista a Sky, ha raccontato quanto siano stati speciali il primo giorno di lavoro insieme, il primo successo a Spa oltre ai titoli mondiali. L’ingegnere reggiano è cresciuto in una famiglia di ferraristi. come nei migliori sogni del “Drake” Enzo Ferrari, da piccolo Mattia giocava con le macchinine rosse e guardava le gare con il nonno. Voleva già allora entrare in Ferrari, anche se la sua aspirazione da giovane era occuparsi di aerodinamica.
Nel tempo, però, ha acquisito una specializzazione nel settore dei motori e costruito un ottimo rapporto con i piloti che hanno attraversato la strada della Ferrari, come Eddie Irvine con cui racconta di sentirsi ancora.
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Binotto scala le gerarchie interne. E’ vice direttore del reparto Motori ed Elettronica nell’ottobre 2013, poi Chief Operating Officer per la Power Unit e dal 2016 direttore tecnico della scuderia dopo l’addio di James Allison. Quel passaggio, voluto da Sergio Marchionne, l’ha sorpreso.
“Credo che con la seconda nomina volesse rompere gli schemi, non solo qui alla Ferrari ma nella F1. Ha scelto un direttore tecnico che non ha mai progettato una vettura” ha spiegato al Corriere della Sera. Una nomina che racconta la volontà di passare a un’organizzazione orizzontale, in cui tutti siano partecipi dello sviluppo, che renda protagonisti anche i collaboratori
Marchionne si è un po’ rivisto in Binotto, anche lui figlio di emigrati. Il papà tassista ha lasciato l’emilia per andare in Svizzera con la moglie Marta e il resto della famiglia. Ma tornavano tutte le estati per le vacanze a Selvapiana di Canossa.
La sua gestione del personale ha portato alla valorizzazione dei responsabili di aerodinamica e motori, Cardile e Iotti. Dopo Maurizio Arrivabene, nel 2019 John Elkann l’ha scelto come team principal per vincere il titolo piloti che manca dal 2007 e il Mondiale costruttori assente nella bacheca di Maranello dal 2008.
Si racconta ancora oggi come un ingegnere che comprende gli aspetti fisici meglio di quelli meccanici. Un gestore che ha dimostrato di saper aiutare i componenti della squadra a lavorare meglio.
La sua è una storia di ambizione e di appartenenza, che in fondo si può raccontare e racchiudere nello fare-slogan di Enzo Ferrari: “Tutto quello che puoi immaginare, lo puoi realizzare”. Anche passare da stagista a team principal in 25 anni. E magari vincere il Mondiale.
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