La Ferrari ha fatto molta fatica nella prima sessione di prove libere in Austria. Vettel è staccato di sei decimi rispetto a Hamilton, Leclerc lontano quasi un secondo. L’anno scorso. il monegasco partì in pole
La prima giornata di prove libere del primo gran premio della stagione ha già espresso il primo verdetto. E non è certo positivo per le Ferrari. Il Cavallino è il grande assente della giornata. Il team principal Mattia Binotto, già sconfessato e costretto ad ammettere di non aver mai proposto un rinnovo di contratto a Sebastian Vettel, non si è potuto nascondere nemmeno stavolta. La Ferrari è nata male. I segnali che si erano avuti nei test invernali si sono confermati, con distacchi anche non troppo dissimili. Il tedesco paga sei decimi rispetto a Hamilton, Leclerc appena meno di un secondo.
Un giorno non basta per dare alla SF1000 lo stesso giudizio che Alain Prost comunicò come messaggio d’addio al Cavallino prima del suo anno sabbatico. Ma certo non incoraggia sentire Adami via radio dire a Vettel, chiamato a raccogliere anche dati utili sul passo gara, di farsi indietro per avere pista libera in quanto non in grado di superare una McLaren.
Ferrari, cambia tutto rispetto a un anno fa
E’ cambiato tutto, e in peggio, per la Ferrari rispetto a un anno fa. Al Red Bull Ring, un anno fa, nelle prove libere Sebastian Vettel faceva segnare il miglior tempo nel primo settore, segnato da due lunghi tratti veloci, mentre Leclerc era il migliore nel settore centrale. Nel terzo, il monegasco perdeva solo 138 millesimi rispetto a Lewis Hamilton. Oggi, invece, le Frecce d’Argento, in livrea nera, sono su un’altro pianeta. E più della Red Bull spicca la Racing Point, il team clienti della Mercedes, copia un po’ troppo conforme secondo i rivali alla versione originale del 2019. Il rosa, dunque, si fa notare più del rosso.
Binotto l’ha fatto capire chiaramente, che non sarebbe stato facile. Mentre i rivali hanno cominciato a portare già evoluzioni, la stessa Mercedes ha un nuovo diffusore e qualche variazione a livello di power unit, la Ferrari sembra ferma. Perché non si tratta di apportare qualche modifica, di completare qualche micro-intervento aerodinamico. Da quello che si può intuire fra le righe delle parole del team principal a Sky, c’è da cambiare la macchina. Quella che vedremo in Ungheria si potrebbe configurare come una versione B della SF1000.
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Quanto ha perso il Cavallino in dodici mesi
Da quanto si apprende, l’impressione è che la Ferrari abbia cercato di sviluppare la monoposto per colmare il gap in curva rispetto alle Mercedes. Qualche miglioramento, benché lieve, c’è stato. Ma non bastano, considerato che nel passaggio dalla SF90 alla SF1000, la Ferrari ha completamente perso il vantaggio competitivo acquisito sul dritto. E quanto guadagnato in curva non compensa quanto perso nei tratti veloci su un tracciato breve e veloce. Dunque, sembra un ritorno indietro alle stagioni in cui la Ferrari aspettava i circuiti lenti come Montecarlo o l’Hungaroring per togliersi qualche soddisfazione.
Binotto ha anche confermato che non fornirà indicazioni ulteriori sul patteggiamento con la FIA a proposito della power unit 2019. “Non abbiamo fatto nulla di male, altrimenti saremmo stati squalificati” ha detto, come riporta Autosport. Comunicare altri dettagli, ha sottolineato, vorrebbe dire rendere pubbliche informazioni sulla power unit coperte da segreto industriale.
Se qualche indicazione positiva c’è da trarre da questa prima giornata arriva dagli ultimi minuti, ovvero dalla simulazione dei giri in assetto da gara. Vettel ha mantenuto un ritmo costante sull’1’08” medio. Leclerc, invece, ha sofferto molto di più a mandare in temperatura le mescole più morbide. Ha fatto molto meglio, invece, con le gomme dure. Non si esclude, a questo punto, una diversificazione delle strategie domenica. Ma ci sarà da correre in difesa.
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