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Nella prima conferenza stampa della stagione Lewis Hamilton si presenta con una pesante collana di acciaio chiusa da un lucchetto. Ecco il perché…
Non molti ci avranno riflettuto ma è un simbolo che arriva dal rap, lo indossavano i rapper anni ’80 per ricordare la segregazione e la schiavitù dei loro antenati. Lewis Hamilton si presenta alla prima conferenza stampa della stagione, alla vigilia del Gran Premio d’Austria con la mascherina ma con le idee chiare. E quel lucchetto al collo pesa più di molte parole.
L’argomento più importante, quello legato al movimento Black Lives Matter arriva a conferenza stampa inoltrata ma regge tutta la grande attesa…
Hamilton parte dall’aspetto peggiore, la totale assenza di interesse prima della tragedia di George Floyd: “È brutto dovere ammettere che ci sia voluta un’altra vittima afroamericana per costringere il mondo a svegliarsi e a prendere una posizione ma è importante che su questo ci sia grande unità. Sono sempre convinto che si sarebbe dovuto fare molto di più e molto prima anche se è bastato un video, testimone di una violenza inaudita, per scatenare la reazione che abbiamo vista in ogni parte del mondo”.
Hamilton sottolinea l’importanza del fatto che la gente abbia deciso di capire e informarsi: “L’informazione e l’istruzione sono la chiave di tutto. Da quando è accaduto tutto ciò che si è scatenato dalla morte di George Floyd in poi, tutte le persone sono state indotte a informarsi su questo tema e anche io ho cercato di informarmi ulteriormente per capire in modo certo in modo più approfondito la questione. È positivo che la gente abbia reagito e abbia chiesto chiarezza”.
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Hamilton ha anche parlato della questione di mettersi in ginocchio prima della partenza. “Non ne abbiamo ancora parlato, dovremo discuterne tra piloti e decidere il da farsi. La cosa importante anche su questo è essere tutti d’accordo e trovare un linguaggio comune. È bello che la Mercedes abbia deciso di cambiare la sua livrea per dare un segnale rispetto a quello che è accaduto. Io parlo per me e la mia scuderia ma so che anche in molti altri team c’è stata una forte presa di coscienza su questo fatto… La Formula 1 rappresenta una grande industria con tanti posti di lavoro: tutti devono essere tutelati e tutti devono potere avere accesso a questa industria senza discriminazioni. Il fatto che questo non accada è un motivo di riflessione per chiunque”.
Inginocchiarsi ha un senso, ma sono altre le azioni che servono: “Io sto investendo con la mia fondazione e la mia commission nell’educazione, nello studio. Le cose si risolvono nelle scuole, alla radice e tra i giovanissimi. È solo lì che possiamo sperare in un cambiamento. Bisogna continuare a spingere e insistere, c’è molto lavoro ancora da fare. Ma questo è stato sicuramente un punto di partenza importante. Io non mi fermerò qui. C’è ancora poca diversità in questo paddock e in questa industria”.
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Hamilton è stato uno dei primi a tornare in pista per i test… “Non dico che fossi impaziente ma sono molto contento di potere tornare finalmente in pista. È stato un periodo molto difficile ed è stato duro non fare quello che siamo abituati a fare. Ma tutto sommato è stato anche bello potere riflettere molto sulle cose davvero importanti per tornare nel modo migliore e con una macchina che fosse davvero competitiva”.
La Red Bull si sta dimostrando subito molto competitiva: “In Austria abbiamo sempre avuto qualche problema – ammette Hamilton – soprattutto per via delle temperature e di qualche set-up. Ma anche se non partivamo favoriti non abbiamo ottenuti risultati così disastrosi. Vedo che la Red Bull sta facendo molto bene, credo che il gap tra noi e loro si sia ancora ridotto. Sicuramente in Austria sono la squadra più temibile, giocano in casa, è il loro circuito… noi fino a oggi abbiamo lavorato bene e fatto tutto al meglio. La pista ci dirà su cosa lavorare e come”.
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