WhatsApp, segnalazione autovelox e posti di blocco: cosa si rischia. Cercare di avvisare gli altri nel tentativo di evitare delle multe può essere sanzionato in modo molto pesante
Da sempre gli automobilisti cercano di scambiarsi messaggi in strada per prevenire posti di blocco o presenze di autovelox. Fino a qualche tempo fa, quando la tecnologia non aveva ancora raggiunto la sofisticazione attuale, bastavano un paio di “colpi” con l’abbagliante per ragguagliare l’altro conducente su quello che lo aspettava dietro la curva più avanti.
Ora con tutte le app di messaggistica e i software di monitoraggio del traffico, scoprire dopo si appostano gli operatori delle forze dell’ordine o dove viene controllata la velocità è diventato molto più semplice. Così come comunicare e avvisare gli altri di tale scoperta. In molti avevano creato dei gruppi ad hoc su WhatsApp per mandare messaggi di avviso e “sfuggire” alla sanzione rallentando o evitando il controllo. Il problema è che si commette un reato.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> WhatsApp, le app per recuperare messaggi cancellati: come funzionano
WhatsApp, segnalazione autovelox e posti di blocco: cosa si rischia
Secondo quanto riportato dall’art. 340 del codice penale, tale comportamento può essere sanzionato come reato in quanto: “si provoca una interruzione o turbativa nella regolarità dello svolgimento di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità”. Per tutti coloro che anche attraverso dei messaggi inviati in chat incorrono in questo tipo di irregolarità, sono previste pene detentive sino ad un anno che possono estendersi a 5 per i capi e gli organizzatori di tale turbativa.
Nel corso degli ultimi due anni diversi fatti di cronaca hanno portato alla luce questo tipo di irregolarità. Una di queste si è registrata nel comune siciliano di Canicattì. 62 persone avevano creato ed usufruito di un gruppo su WhatsApp per evitare autovelox e posti di blocco della polizia. Scoperti dalla polizia sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio. Per risalire alla loro identità è stato utilizzato il cellulare di uno dei soggetti coinvolti. Gli investigatori hanno affermato che si trattava di “Un sistema efficace che finiva per vanificare il buon esito del controllo sul territorio. Da qui la contestazione dell’ipotesi di interruzione di pubblico servizio”.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> WhatsApp in Auto: come utilizzarlo con CarPlay e Android