Il 15 settembre 2001, Alex Zanardi rischiò la vita nell’incidente al Lausitzring. Perse le gambe ma riuscì a sopravvivere. Il video
E’ sopravvissuto con meno di un litro di sangue, in pochi secondi la sua vita ha preso una svolta inattesa, improvvisa, drammatica. Alex Zanardi ha trasformato gli shock della vita, le beffe del destino, nell’opportunità di percorrere strade nuove con la curiosità di chi non ha mai smesso di cercare stimoli. La sliding door della sua storia matura il 15 settembre 2001. Dopo un anno sabbatico, scottato dalle delusioni in Formula 1, è tornato nella CART negli USA, dove ha già vinto due titoli consecutivi nel 1997 e 1998.
Corre con il team Mo Nunn Racing, ma nella prima parte di stagione non va oltre un quarto posto a Toronto. In quei giorni c’è un’altra cesura della storia. L’11 settembre il mondo osserva stupito e impotente mentre due aerei abbattono le Torri Gemelle a New York. Al Lausitzering, decidono gli organizzatori, si correrà lo stesso. Sarà un “American Memorial”, questo il nome ufficiale e speciale dato all’edizione 2001 della corsa.
Le prime prove vanno bene, ma le qualifiche vengono cancellate per la pioggia. Allora, si parte nell’ordine di classifica del Mondiale, e Zanardi si ritrova nelle retrovie.
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Zanardi, il video dell’incidente al Lausitzring
Il bolognese rimonta, risale fino alla prima posizione e sembra ormai avere la vittoria in mano. Ma dopo l’ultima sosta ai box perde il controllo in un punto sporco dell’asfalto. La sua Reynard Honda si ritrova di traverso sulla pista, il canadese Alex Tagliani su Reynard Ford non fa in tempo ad evitarlo. L’impatto, a 320 kmh, è durissimo.
Zanardi subisce l’amputazione di entrambe le gambe, viene portato in ospedale a Berlino e tenuto tre giorni in coma farmacologico. In corpo gli rimane solo un litro di sangue, subisce sette arresti cardiaci, sono necessarie sedici operazioni. I medici non si capacitano che sia sopravvissuto. Eppure, nel 2017, alla Gazzetta dello Sport ha ricordato l’incidente come “la più grande opportunità” della sua vita.
“Ho saputo guardare a quello che era rimasto, non a ciò che mancava” ha spiegato. La normalità di un pensiero straordinario.
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