Sharing Auto al collasso: in Giappone problemi di… igiene e in Italia?

La pandemia sta causando gravissimi problemi al mercato sharing, quello di auto e moto in mobilità condivisa, soprattutto in Giappone dove nel corso degli ultimi due mesi le prenotazioni sono letteralmente crollate.

Sharing Giappone
I mezzi della Park 24 sono i più diffusi in Giappone (Getty Images)

Uno dei paesi dove la diffusione dello urban sharing ha attecchito di più è stato il Giappone. Per urban sharing si intende il noleggio di breve durata, quello di auto urbane messe in condivisione per molti utenti e che di giorno in giorno cambiano anche decine di utilizzatori. Anche in Italia, soprattutto nelle grandi città questo servizio è andando crescendo con diverse aziende di una certa importanza: Enjoy, Drive Now, ShareMe, Car2Go.

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Giappone, la pandemia ha ucciso lo sharing urbano

Se in Italia per questi servizi – dati dello scorso anno – si parlava di quattro milioni di utenti già regolarmente iscritti e registrati, in Giappone i numeri sono impressionanti. Basti pensare che il primo servizio di questo tipo nel paese del Sol Levante era già stato attivato fin dal 1997. Uno dei colossi giapponesi in questo senso è la Park24 Co, operatore della più grande azienda di car-sharing del paese, la Times Car Share. Si parla di numeri davvero giganti: tredicimila uffici sparsi in tutto il paese e decine di migliaia di macchine. Un successo che negli ultimi anni è diventato una voce importante anche in termini di fatturati e di budget.

In Italia si chiama ‘mobilità condivisa’; in Giappone il termine utilizzato è quello di “sharing peer-to-peer”, una condivisione da punto a punto che vede una macchina utilizzata solo in ciclo urbano, per un certo numero di chilometri, e che poi viene riutilizzata da un altro utente. Si prenota da app, si paga con carte di credito ricaricabili o conti virtuali on line. Tutto molto simile al modello italiano. Ma in Giappone l’ultimo mese è stato a dir poco drammatico per quanto riguarda questo business.

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Sharing Giappone
Un mezzo urbano in sharing nel traffico di Tokyo (Getty Images)

Auto in sharing: paura ed esigenze nuove

A quanto pare la pandemia ha completamente rivoluzionato le abitudini degli automobilisti giapponesi che utilizzavano il servizio peer to peer al posto dei servizi pubblici per andare al lavoro e sbrigare piccole commissioni quotidiane. Se fino a febbraio milioni di persone erano disposte a pagare cifre comunque molto competitive, di gran lunga inferiore a quelle italiane, per condividere un’auto, ora il traffico si è ridotto in modo drammatico. Si parla di tariffe popolarissime, 220 yen, circa 1,80€ per quindici minuti di utilizzo. Ma le prenotazioni ad aprile si sono ridotte a un quarto rispetto a quelle registrate prima della pandemia.

Lo studio della Times Car Share è chiaro: nessuno vuole condividere un ambiente piccolo come l’abitacolo di un’auto o l’uso di sterzo e manopola del cambio senza che il veicolo sia stato igienizzato.

Un bel problema, per altro di difficile soluzione: igienizzare un veicolo in mobilità urbana condivisa è praticamente impossibile, sicuramente antieconomico. Nelle città italiane intanto anche le auto in sharing hanno ripreso a circolare regolarmente ma con quale bilancio ancora non si sa. È facile immaginare che ci sia stata una flessione considerevole nei servizi e nelle prenotazioni.

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