Fuori Giri

Queen, l’aereo della band tra lusso e scaramanzia: storie e aneddoti in volo

Famosi per i loro eccessi e per l’incontenibile verve creativa del loro leader, Freddy Mercury, i Queen sono stata una delle prime rock band che ha preteso un mezzo proprio nei tour mondiali.

L’elicottero che trasportò i Queen a Knewbworh nel 1986 (Foto Queen Music LTD)

Innamorati degli spazi aperti e dei grandi Festival, i Queen già dal 1976 avevano preteso sul contratto del loro tour mondiale un proprio aereo personale per gli spostamenti brevi e un grande Boeing per la band, le famiglie e lo staff: niente voli di linea.

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I Queen e gli aerei: quasi una necessità

Niente check-in con la folla e le code. Molto si è scritto sulle manie di Freddy Mercury che aveva riti scaramantici rigorosissimi e abitudini quanto meno singolari. Per anni la band ha utilizzato un unico jet, un Cessna Citation che affittava in esclusiva anche per lunghissimi periodi quando si esibiva in Europa. Se si spostava in Giappone o negli Stati Uniti, soprattutto in Sud America, la band pretendeva esattamente lo stesso tipo di aereo.

Mercury, quando non esistevano nemmeno le macchine digitali e Internet era solo l’abbozzo di un progetto militare, si faceva scattare tre foto: una sulla scaletta, una alla cloche e uno mentre era seduto sulla poltrona. Di solito con una vodka Stolichnaya in mano (anche se sul fiilm biografico compare la Moskovskaja per motivi di product placement) e una sigaretta tra le dita dell’altra mano. I posti dovevano essere sempre liberi e Freddie, in treno, sul tour bus o in aereo, si sedeva sempre vicino al finestrino: “Perché posso vedere e salutare la gente… come una vera regina”.

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Una delle prime foto di Freddy e di Mary Austin, la sua prima fidanzata, sul jet privato della band

Freddy non vola: si fa trasportare

Freddy Mercury, nonostante avesse la patente e un parco auto impressionante, soprattutto Bentley e Rolls Royce, detestava guidare. Gli piaceva molto volare ma non aveva mai pensato di prendere un brevetto di volo. Una delle sue frasi ricorrenti era… “una Regina non guida: ha due autisti”.

L’idea di volare aveva invece sfiorato Roger Taylor, batterista con diploma in ortodonzia che è invece un grande appassionato di auto. Tanto che uno dei primi singoli dei Queen fu proprio la sua “I’m in love with my car”. Anche Brian May, il chitarrista e fondatore della band, era appassionato di volo: “Fu per via dei miei studi – spiega il musicista che è laureato in matematica con una specialità in fisica aerospaziale – anche se ho preso la laurea solo pochi anni fa, ma l’aereo, così come il tour bus, per noi erano una necessità. Freddy aveva molte abitudini bizzarre: non si poteva sapere quando sarebbe nata una canzone. E viaggiando per molte ore al giorno eravamo attrezzati”.

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La band nel suo primo tour mondiale, 1976 (Foto: Brian May – Queen Music LTD)

Canzoni nate in aereo

Mercury scriveva i suoi testi su un block-notes dal quale non si separava mai e canticchiava le melodie su un registratorino che poi girava a May che era l’unico in grado di tradurre in spartito le idee musicali della band. May, che poco tempo fa ha pubblicato molte foto della band in tour, alcune delle quali in aereo, ricorda di due canzoni nate in volo: “La prima fu sicuramente ‘One Vision’ che scrivemmo quando stavamo tornando da Rio dove avevamo suonato davanti anche se gran parte del testo venne cambiato dopo che ci esibimmo al Live Aid, ricordo perfettamente Freddy mimare la chitarra dell’attacco e cantare i primi versi in aereo. La seconda fu I’m going slightly mad’ che Freddy scrisse al piano nella sua casa di Londra buttando giù il testo in aereo mentre ci stavamo spostando in Svizzera, a Ginevra dove avevamo il nostro studio privato. In aereo Freddy non dormiva mai: chiacchierava di continuo, andava in cabina, leggeva e scriveva. Per lui era un ufficio: e gli aerei che usavamo allora non avevano salottini o camere da letto confortevoli come quelli di oggi”.

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Freddy Mercury sul jet privato che la band usò fin dai primi anni

Quel magico volo su Knewbworth

May ricorda anche un altro episodio legato a un volo speciale nella carriera della band: “Eravamo in pieno tour con “Kind of Magic”, la band era all’apice. Dovevamo suonare al festival di Knewbworth ed era tutto paralizzato. Avevano previsto 100mila persone: ma dentro l’area ne erano entrate più di 140mila e intorno c’erano non meno di altre 80mila persone che avevano intasato ogni strada. Avremmo dovuto essere lì fin dalla mattina ma c’erano stati dei ritardi. Alla fine prendemmo un elicottero. Il nostro management riuscì ad allestirlo con dei brandelli di cartelloni pubblicitari giganti e il mezzo, un Sikorsky privato, ci prese all’aeroporto privato di Heathrow depositandoci nel backstage poco prima del concerto. Quando ci trovammo sopra l’area del festival la gente vide l’elicottero, capì che eravamo a bordo e impazzì. Freddy volle fare diversi giri sopra il pubblico prima di atterrare. Fu no dei momenti più eccitanti ed entusiasmanti della nostra vita”.

Stefano Benzi

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