L’unica cosa che invidia ai “colleghi” Batista (al cinema Dave Bautista) e The Rock (il richiestissimo Dwayne Johnson) non sono le auto della loro collezione ma la partecipazione a “Fast and Furious”: “Sono ancora molto coinvolto con il wrestling e il cinema per me è un’attività incidentale, ma quel film l’avrei fatto proprio volentieri”.
Lo dice John Cena, superstar della WWE, 43 anni compiuti ad aprile diciassette dei quali trascorsi tra ring e palestre. Una passione quella del wrestling ereditata dal padre che nei dintorni di Boston organizzava incontri amatoriali divertendosi a fare il ring announcer. John, evidenti origini italiane ereditate dal nonno, sta lentamente spostando i suoi interessi verso l’intrattenimento più vasto, cinema e televisione.
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Ma il wrestling rimane la sua principale attività: “Gli anni passano, i colpi cominciano a farsi sentire ma non c’è giorno in cui non abbia voglia di allenarmi o di salire sul ring. Fare il wrestler è sempre stato il mio sogno, fin da quando ero ragazzino. Sono grato a questo mestiere senza il quale non sarei una persona ricca, conosciuta, che può togliersi molte soddisfazioni. Siamo onesti… se oggi il cinema o la tv mi vogliono è solo per la mia carriera sul ring”.
È per questo che a Cena non piace la definizione di part-time wrestler che viene ritagliata addosso a chi non lavora più solo ed esclusivamente per il ring. Ha vinto 16 titoli mondiali. Tredici titoli WWE e tre heavyweight prima che questa cintura venisse omologata al principale titolo della compagnia nel 2013. È il quarto wrestler assoluto per la lunghezza dei suoi titoli dopo Bruno Sammartino, Hulk Hogan e Bob Backlund. Per numero di titoli assoluti gli è pari solo il grande Ric Flair, oggi 71 anni. Si ritirò nel 2008 con sedici titoli: raccolti in quasi quarant’anni e con quattro diverse compagnie: NWA, WCW, WWF e WWE. Oggi la grande disputa è quale dei due supercampioni sia davvero il più grande: “Non ci sono dubbi – dice John Cena che fuori dal ring è una persona profondamente devota al lavoro, incredibilmente modesto e alla mano – Ric è il più grande, e migliori di me sono stati anche altri wrestler che hanno vinto meno. Io sono stato fortunato e caparbio. Diciamo che sono stato utile al business almeno quanto il business è stato molto riconoscente con me”.
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Inutile stare a spiegare cos’è il wrestling, se le botte sono vere o finte e quali sono le verità nascoste sotto o a fianco del ring. Il garage di John Cena è indiscutibilmente vero. Al momento Cena è considerato uno dei più grandi e appassionati collezionisti americani: “Le auto le ho sempre amate e le ho sempre trattate con grande rispetto. Non sono solo uno status symbol: sono anche un’estensione della tua personalità e di quello che sei. Io ho sempre amato molto le vecchie Ford anni ’70, forse perché ci sono cresciuto dentro e perché mi hanno circondato da ragazzino. Ho un’adorazione le Mustang, Hornet e Oldsmobile. Oggi se vedo una bella macchina in vendita posso permettermi di comprarla. Ogni tanto partecipo a qualche asta, ma non c’è nulla come vedere un’auto, innamorarsene, prenderla e riportarla al suo splendore originario”.
Cena ha investito gran parte dei suoi guadagni in acquisti, ma anche in restyling: vive tra Florida e California e quando può torna a Boston, nella zona dov’è cresciuto e guida alcune delle auto che ha comprato all’inizio della sua carriera e che sono rimaste vicino alla sua famiglia d’origine. In Florida possiede una trentina di auto, quasi tutte musclecar: “Adoro acquistare vecchie auto potenziate e sgargianti, mi ricordano i miei inizi nel wrestling quando ero un pivello con molti muscoli e qualche talento e i vecchi dello spogliatoio mi ‘lustravano’ a ogni show. La mia preferita è una AMC Hornet del 1971, l’ho comprata una decina di anni fa e ci ho messo un bel po’ per renderla quella che è oggi. Ha un V8 da competizione, vecchiotto anche quello ma urla ancora che è un piacere. Guidarla è fantastico. Mi sono comprato la prima auto sulla quale ho imparato a guidare, una Cadillac Coupe deVille del 1984, la prima che mio papà mi regalò quando dovevo ancora prendere la patente. Mustang ne ho diverse: cinque GT, una diversa dall’altra e una vecchia convertible del 1977. La comprai perché era divertente che fosse del mio stesso anno”.
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Se la Hornet è la sua auto più amata quella che usa di più soprattutto in Florida è la Camaro: “Ho sempre amato le vecchie Camaro e grazie ad alcuni colleghi (John non lo cita ma si riferisce al compianto Eddie Guerrero, con cui condivideva la stessa passione n.d.r.) sono entrato nel segmento delle lowrider. È un aspetto particolare dell’essere collezionista che, posso garantirlo, crea dipendenza. Le Camaro sono quello che vorresti essere se non fossi uno timido. Ti costringono a essere sfacciato, aggressivo, sbruffone. Proprio come succede molto spesso sul ring. L’ultima che ho comprato è strepitosa, una Camaro del ’69. Ma in garage ho anche una Mercury Cougar Eliminator del 1970. Amo molto girare anche con la mia Plymouth Road Runner del 1970 allestita con alettone e pinne, una Buick GSX sempre del ’70 e una Superbird.
A dispetto delle sue dimensioni Cena ama anche le sportive: “Le ho provate in pista molto spesso, Lamborghini, Ferrari e soprattutto Viper. Ho avuto una splendida Gallardo verde acido, una Ferrari F430 molto tradizionale, rossa e più recentemente un paio di Ford GT. In California ho diversi pick up. Dodge RAM e Ford F-150 per lo più. Ho anche un vecchio Jeep Wrangler del 1986. Mi piace passeggiare lungo la costa con il finestrino abbassato e l’aria condizionata staccata. Adoro fare un po’ di chilometri al tramonto, fermarmi su una piazzola e respirare a fondo l’aria del mare. Non capita spesso ma quando riesco a farlo mi fa stare bene. Quando posso torno a Boston: potrei usare l’aereo ma guidare mi rilassa, mi fa pensare. Metto la mia musica a tutto volume e salgo fino a Springfield: non ho fretta e me la godo con qualche sosta”.
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Cena parla di un viaggio che è quasi un pellegrinaggio: sono undici stati e 2500 chilometri, non meno di ventiquattro ore di viaggio filate se non ci si ferma a dormire: “Se viaggio a lungo mi piace farlo comodo e dunque scelgo auto grandi. Di solito ho un po’ di bagaglio con me. L’Hummer è una soluzione, ma anche il BMW i7. Tuttavia resto un ragazzo americano innamorato delle auto americane anche se qualche auto europea ce l’ho. Tedesca soprattutto.Ho Mercedes, BMW, qualche Porsche”.
John Cena non sa quante auto possiede: “Ho un amico che se ne occupa per me in California e un altro che, da quando vivo a Tampa controlla che tutto sia a posto con bolli, assicurazioni e permessi. Alcune le tengo solo per un periodo, poi magari le scambio o decido di usarle per alcuni mesi e le rimetto in garage. Avere l’imbarazzo della scelta è piacevole”.
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Dal ragazzo che gli inizi della carriera simulava una passione per il rap – ha anche inciso un disco di notevole successo – John è notevolmente cambiato: “C’è stato un periodo che pensavo non avrei mai comprato auto come Dodge Viper o Corvette perché alla fine quello che mi piacevano erano le auto voluminose ed evidenti. Di Corvette invece ne ho diverse e mi sono dovuto ricredere: amo la mia ZR1 e sono diventato un vero fan della Corvette: questa è un’auto da 10 e lode per come viaggia, frena e accelera”.
Il prossimo acquisto: “Ho sempre detto che la mia prima auto fu una Cadillac Coupe deVille ed è vero, la comprai a 500 dollari da un ragazzo che aveva bisogno di soldi. La cifra me la prestò mio padre. Non avevo ancora la patente e non avevo nemmeno quindici anni. Ma la prima auto che ho comprato con i miei soldi fu una Chevy Nova del 1969. Ne sto cercando una uguale identica… verde bottiglia”.
L’auto non offre solo bei ricordi a John Cena: “La cosa che mi dà più fastidio è quando si inventano che sono morto, e molti siti lo scrivono. Quasi sempre dicono che ho avuto un incidente in auto. L’unica volta che l’ho avuto davvero non l’ha scritto nessuno. Io nemmeno me ne sono accorto ma il van sul quale viaggiavo fu stretto in un tamponamento. Io dormivo, non me ne sono nemmeno accorto. Una volta sono finito contro un guard-rail con una Mustang e un’altra volta mi hanno tamponato mentre ero alla guida di un Chevy. Il vero disastro fu firmare autografi finché non ci fecero ripartire. La pattuglia che arrivò disse per radio che la strada era stata bloccata dal wrestler, non dall’incidente”.
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