Gli AC-DC sono stati forse i primi a sfruttare i mezzi con i quali viaggiavano, soprattutto gli aerei, per ragioni promozionali e di marketing. Ma la storia della band non manca di episodi bizzarri in volo.
Tralasciamo per un istante il periodo legato alla pandemia e al coronavirus. Viaggiare in aereo resta l’opzione più rapida e forse anche economica per tutti quei professionisti che sono costretti a spostarsi velocemente non solo di città in città ma addirittura tra paesi e continenti. È il caso, per esempio, dei musicisti che affrontano lunghi ed estenuanti tour internazionali per i propri concerti. Il periodo di fermo, purtroppo, ci sta privando di qualsiasi spettacolo teatrale e musicale. Ci vorrà del tempo per tornare alla normalità. Ma intanto numerosi musicisti si stanno organizzando.
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Il caso più clamoroso è senza dubbio quello degli australiani AC-DC, una band che raccoglie non solo cinque musicisti di fama mondiale e un budget impressionante per ogni singolo tour. Alcuni degli AC-DC vivono tra Australia e Los Angeles, altri come il cantante – Brian Johnson, inglese di nascita, sono di base per lo più in Europa. A ogni tour la band sposta tra musicisti, staff e famiglie – ognuno viaggia con moglie e figli – non meno di un centinaio di persone: “A un certo punto il tour bus ci è stato stretto – spiega il chitarrista Angus Young – e siccome i tour diventavano sempre più lunghi ed estenuanti a ogni giro, ma la nostra carta d’identità non ringiovaniva, abbiamo pensato di investire molti soldi sulla logistica. E così come avevamo due palchi pronti per ogni evenienza ad alternarsi tra le varie tappe, abbiamo noleggiato due aerei. Uno serviva per la band, il suo staff e i familiari e l’altro per i tecnici che di solito ci anticipavano prima di ogni data alla tappa successiva. Un’organizzazione logistica costosa e imponente ma non avremmo mai potuto suonare così tanto e così a lungo senza una soluzione di questo tipo.
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Angus Young ricorda bene aerei e allestimenti di ogni singolo tour: “Ricordo che il primo tour che abbiamo organizzato in questa maniera fu quello di “Highway to Hell”, nel 1979. Avevamo due DC10 nuovi di pacca che abbiamo utilizzato per più di un anno e che sfruttammo anche per i tour successivi di “Back in Black” e “For Those About to Rock”. Quegli aerei erano diventati la nostra seconda casa: qualcuno secondo me ci ha anche fatto dei figli sopra… Ma di sicuro abbiamo viaggiato comodi e coccolati, mangiando, dormendo e anche suonando. Ricordo che su quello che trasportava noi, uno si chiamava AC e l’altro DC, avevo fatto installare un piccolo studio con ampli e set da concerto. Per allenarmi e comporre. Un giorno esagerai con il volume e il comandante che stava pilotando mi venne a chiedere se potessi abbassare un pochino…”.
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Di lì a qualche anno gli AC-DC furono tra i primi anche a personalizzare l’aereo che li trasportava: “L’idea fu del nostro management che sa sempre come risparmiare o spillare soldi a qualcuno – racconta Angus – erano usciti dei nuovi aerei e qualcuno disse… ‘perché non ci facciamo sponsorizzare’? A me l’idea non è che piacesse molto, sono sempre un po’ contrariato quando chiedono nostri pezzi per promuovere dei prodotti, anche se a volte la cosa rende molti soldi ed è artisticamente interessante. Ma il risultato fu geniale. Un creativo disegnò la livrea adesiva da applicare all’aereo con le nostre facce, il logo e tutti i nostri simboli. Quando uno dei fornitori del tour cambiò qualcuno pensò che fosse bello rivestire il volo con il nero delle nostre copertine e ribattezzarlo con una delle nostre canzoni… e sull’aereo scrissero Airway to Hell”.
Il cantante della band Brian Johnson ama molto volare: “Preferisco sempre avere il controllo di quello che faccio, quindi se devo scegliere tra un lungo viaggio con la mia auto e un volo scelgo sempre di guidare. Ma non sempre questo è possibile. Per cui alla fine i voli che prendo ogni altro sono davvero tanti, forse più di duecento all’anno. Ho le mie scaramanzie: mi piace stare in fondo all’aereo e sul corridoio. E a bordo ci dev’essere sempre una scelta dei miei whisky preferiti. Il volo più bello fu indiscutibilmente sul Concorde… fantastico”.
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