Andrea Iannone avrebbe presentato il ricorso al TAS per annullare la squalifica di un anno e mezzo, tuttavia WADA avrebbe richiesto un aumento della pena.
L’anno e mezzo di squalifica che terrà lontano dai circuiti di tutto il mondo il pilota italiano è iniziato il 17 dicembre scorso, giorno in cui venne a conoscenza di essere risultato positivo al Drostonalone. Di recente, però, sarebbero emersi alcuni dettagli che potrebbero aggravare la situazione del pilota italiano. Il 9 giugno, egli avrebbe presentato ricorso al TAS per la squalifica di 18 mesi impostagli dalla FIM, in seguito ai test antidoping risultati positivi svolti in occasione della gara a Sepang.
Tuttavia, WADA avrebbe voluto a sua volta ricorrere al Tribunale, richiedendo un aumento del periodo di squalifica a 4 anni, il massimo della pena. Una decisione che non trova tutti d’accordo, in quanto è emerso nel corso dei processi che l’assunzione della sostanza avvenne per contaminazione alimentare, e quindi inconsapevolmente.
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Andrea Iannone, WADA avrebbe richiesto il massimo della pena
La decisione dell’Agenzia antidoping, in seguito al ricorso presentato da Iannone, rientrerebbe nella politica di tolleranza zero verso coloro che assumono sostanze dopanti. Inoltre, vorrebbe evitare che il Drostonalone venga ammessa fra quelle assimilabili mediante contaminazione alimentare.
Se venisse accolta la richiesta della WADA, significherebbe probabilmente la fine della carriera per il pilota di Vasto, considerati i suoi 31 anni. Al momento, il TAS non ha comunicato una data per l’udienza, il quale ha solamente dichiarato che il calendario procedurale è in via di definizione.
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