Parcheggiare l’auto in doppia fila potrebbe configurare il reato di violenza privata. Non solo multa, quindi, ma anche conseguenze penali: cosa dice la legge.
Il parcheggio in doppia fila non è soltanto una malpractice che denota poco senso civico, ma è anche un comportamento sanzionato dal Codice della Strada. In alcuni casi, però, una delle più grandi consuetudini degli automobilisti italiani potrebbe configurare l’ipotesi di reato di cui all’art.610 del codice penale, ossia violenza privata. Quando, come e perché: cosa dice la legge.
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In numerose occasioni la Corte di Cassazione è stata investita dell’annosa vicenda riguardante i contenziosi legati ai parcheggi in doppia fila che ostruivano o bloccavano altri mezzi. Per tale ragione, considerata la mole di casi, si è andato strutturando nel tempo un orientamento univoco. Un convincimento, quello dei Giudici, che ha portato in alcuni specifici casi a ritenere che il parcheggio in doppia fila non rappresentasse una mera infrazione al Codice della Strada, ma un’ipotesi di reato, quella di “violenza privata”.
Prima di scoprire quale sia la visione degli Ermellini, però, è necessaria una breve premessa riguardante la norma rinvenibile all’interno del Codice della Strada che sanziona il, purtroppo diffuso, comportamento.
All’art. 158 del Cds si legge che il parcheggio dell’auto è vietato quando sussistono determinate condizioni. In particolare al comma 1 si legge del divieto in corrispondenza o in prossimità dei passaggi a livello e sui binari di linee ferroviarie, nelle gallerie, nei sottovia, sui dossi e nelle curve, sui marciapiedi e via discorrendo. In sostanza vengono elencati tutti quei tratti in cui la sosta o la fermata potrebbero arrecare pericolo e danno non solo al conducente del veicolo, ma anche al resto dei mezzi coinvolti nella circolazione.
Al comma 2, l’art.158 aggiunge che è altresì vietata la sosta:
“- allo sbocco dei passi carrabili;
-dovunque venga impedito di accedere ad un altro veicolo regolarmente in sosta, oppure lo spostamento di veicoli in sosta;
– in seconda fila, salvo che si tratti di veicoli a due ruote, due ciclomotori a due ruote o due motocicli“.
In caso l’automobilista dovesse contravvenire alla norma, la multa oscilla dai 24 ai 98 euro per ciclomotori e motoveicoli a due ruote e, invece, da 41 ad i 169 euro per i restanti veicoli.
Ciò chiarito ben si comprende che in tale frangente si parla di una sanzione amministrativa che in forza dell’art. 200 del Codice della Strada va comminata contestualmente all’infrazione. Diversamente le autorità non potranno elevare alcun verbale al contravventore, pena la nullità del verbale.
Il nostro ordinamento, tuttavia, non relega questo maldestro e sprezzante gesto verso l’altro, solo all’interno del Codice della Strada. Come riportato poc’anzi è possibile che posteggiando l’auto in seconda fila si incorra in una denuncia, penalmente rilevante.
Ed infatti, e qui si torna all’orientamento consolidato della Cassazione, il pessimo esempio di civiltà potrebbe configurare l’ipotesi di reato di cui all’art.610 del Codice Penale, ossia “violenza privata”. Quest’ultimo sussiste quando si costringono gli altri, attraverso minacce o violenze a fare, sopportare o omettere qualcosa. A poco rileva se il comportamento sia perdurato per pochi istanti. La violenza privata è un reato cosiddetto istantaneo, poichè risulta bastevole il mero atteggiamento di porlo in essere.
Gli Ermellini, trattando di una controversia relativa ad un parcheggio in doppia fila, con una recente sentenza la numero 16967/2020, hanno ribadito in merito al reato di cui all’art.610 c.p. che la violenza può configurarsi in qualsiasi mezzo idoneo a coartare la libertà dell’individuo che quindi si vedrà costretto “a fare, tollerare od omettere qualcosa contro la propria volontà“.
Spiegato, dunque, il motivo per cui posteggiare la propria auto precludendo al conducente dell’auto accanto di uscire, potrebbe essere reato.
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