Un personaggio come Donald Trump non poteva che avere uno, anzi… molti garage, straordinari che ripercorrono il suo gusto per glam ed esagerazione, ma anche la necessità di comodità e rappresentanza per il business.
Quando diventò Presidente della repubblica degli Stati Uniti la prima dichiarazione che fece molto scalpore di Donald Trump fu che non avrebbe utilizzato l’Air Force One perché riteneva molto più comodo e sicuro il suo aereo personale. Una dichiarazione di sfiducia nei confronti dei mezzi riservati al presidente della più importante potenza del mondo che non piacque nemmeno i suoi più stretti collaboratori. Tant’è, che dopo qualche tempo, Trump corresse il tiro e anzi, promise che avete avrebbe fatto realizzare a spese dei suoi esperti un nuovo Air Force One che destinato al presidente della Repubblica che lo avrebbe seguito alla Casa Bianca.
Oggi, che si parla di rielezione del Presidente degli Stati Uniti, e che la posizione di Trump non è più così sicura soprattutto dopo le polemiche e la crisi seguita alla pandemia, ecco un approfondimento su un’altra delle grandi passioni di Trump. No, non le donne: le auto.
Americano e nazionalista fino al midollo Donald Trump vive uno dei suoi più grandi paradossi proprio nel suo garage perché la sua auto preferita, in realtà virgola è inglese ed è la Rolls Royce. Quando Trump seppe che in realtà la casa britannica era stata acquisita dalla tedesca BMW disse semplicemente “pazienza, farà concorrenza alle mie Mercedes”. E non negò mai la sua predilezione per l’auto britannica anche se tutte le case automobilistiche americane, anche quando non era presidente statunitense, facevano a gara a fornirgli auto lussuosa e straordinarie purché lui le usasse pubblicamente.
La prima auto con la quale Trump, agli albori della sua fortuna, si fece fotografare per una delle foto che poi vieni su Forbes fu una Rolls Royce Silver Cloud del 1956. Fu anche la prima auto storica della collezione di Trump che, per la verità, non è mai stato un appassionato collezionista di auto d’epoca. Tuttavia quella Silver Cloud la possiede ancora ed è nel suo garage personale sotto la Trump Tower, a New Tork. Diversi collezionisti gli hanno offerto cifre importanti perché la cedesse, pur essendo un’auto tutto sommato abbastanza disponibile sul mercato delle vetture d’epoca ma il miliardario non ne ha mai voluto sapere.
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La prima auto sportiva con la quale Trump si fa fotografare è una Lamborghini Miura ma quella che più di ogni altro ha riscosso il suo piacere alla guida fu una Diablo. Stando alle cronache dell’epoca il miliardario l’aveva comprata solo perché piaceva alla sua compagna di allora, Marla Maples, che l’aveva vista in un servizio fotografico di Gwyneth Paltrow e ne volle una uguale. La Maples, che era una modella con modeste ambizioni cinematografiche, lo convinse a lasciare la moglie Ivana si fece sposare in seconde nozze. La Diablo era una blu cobalto, molto bella, che Trump personalizzò con il logo della Trump Tower e con il monogramma delle sue iniziali proprio vicino al marchio della fabbrica. Con il divorzio da Marla decise di venderla a poco più di mezzo milione di dollari. Su suggerimento di suo figlio Donald comprò anche una Huracan che il miliardario usò solo due volte perché scomoda da guidare per lui e troppo rumorosa: ora la guida Donald Junior.
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Trump ha diverse residenze. Quasi tutte le sue attività di business hanno sede a New York, non lontano dalla Borsa. Qui Trump conserva le sue auto di rappresentanza in un garage esclusivo, sotto la Trump Tower che da quando è diventato presidente degli Stati Uniti è di fatto off-limit perché nel rigorosissimo protocollo di sicurezza il presidente deve utilizzare solo le macchine fornite dal governo con la loro scorta.
Tuttavia, in un paio di occasioni private, Trump è stato visto a New York con altre Rolls Royce. Di Phantom ne avrebbe almeno quattro. Una color argento, una nera (quella con cui lo si è visto più spesso) una bianca e una completamente oro. Un tocco kitsch che mette a disagio lo stesso Trump che, forse fino a qualche anno fa, con quell’auto avrebbe anche girato pubblicamente ma che ora preferisce tralasciare sembrando più la macchina di un rapper del Bronx che non quella di un grande industriale e capo di Stato.
A Los Angeles dove possiede una meravigliosa residenza e altri numerosi interessi della sua consistente attività, Trump conserva invece auto più divertenti, vacanziere: alcune Can Am, numerose Ford Mustang, vettura dalla quale è grande appassionato, persine alcune Camaro lowrider che gli sono state donate da collaboratori e dipendenti delle sue aziende che conoscono il gusto dell’eccentrico e del paradosso nel loro datore di lavoro.
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Donald Trump è un personaggio molto particolare che, negli anni scorsi, ha fatto parlare di sé per episodi al limite del narrativo. Lui, grandissimo appassionato di wrestling, non rinunciò a partecipare a un’edizione di Wrestlemania – nel 2007 – pur senza combattere. Coinvolto in una storyline dal proprietario della WWE, suo grande amico, Vince McMahon, Trump – che era ancora molto lontano dall’idea di mettersi in politica – accettò la scommessa e si prestò a una storia alquanto bizzarra.
La ribattezzarono The Battle of the Billionaires. I due imprenditori, nella realtà grandi amici e collaboratori da sempre, si sfidarono su chi fosse l’uomo più potente. Ma non potendo farlo sul ring in modo diretto per evidenti motivi. McMahon è un ex lottatore in grandissima forma nonostante la sua età. Trump non avrebbe mai potuto prestarsi a una rissa per non ledere i suoi interessi economici in Borsa. Dunque si affrontarono per… interposta persona.
McMahon assoldò un wrestler della WWE a lui fedele, il samoano Umaga – purtroppo scomparso nel 2009. Trump scelse Bobby Lashley, un ex marines campione di lotta professionista in quel momento avverso alla compagnia e al suo presidente.
Com’era logico vinse Lashley e la pena fu un taglio di capelli a zero eseguito sul ring, in diretta tv davanti a milioni di persone. Una storyline geniale. Perché Trump anche allora era preso in giro per i suoi capelli e la WWE sfruttò la cosa per rendere la storia trasversale e virale.
La promozione dell’incontro portò Trump sul ring in diverse occasioni e la sua capacità di stare al centro della scena fu davvero clamorosa. Era il 2007 e pochi giorni dopo quel match la WWE venne in Italia per un lungo tour e il suo primo show dal vivo a Milano. Con McMahon completamente rasato a zero.
Qui sotto il video della firma del contratto di The Battle of the Billionaires con McMahon e Trump.
Per sdebitarsi nei confronti dell’amico Vince McMahon chiese a suo genero, Triple H, wrestler e alto dirigente della compagnia, di fare un regalo a Trump. Qualcosa che facesse fare bella figura alla compagnia ma che potesse gratificare un miliardario che aveva già tutto. Triple H scelse due auto.
Un gigantesco Hummer rosso, identico al suo – perché Trump lo aveva visto e gli aveva fatto i complimenti. Un truck allestito come l’ufficio della sua Trump Tower con tre linee telefoniche diverse e la tv via satellite.
La seconda auto era una lowrider, una delle prime che Trump decise di collezionare. Una vettura storica, che era comparsa in una delle leggendarie entrate del compianto Eddie Guerrero.Proprio per questo l’auto era una sorta di reliquia per tutti gli appassionati di wrestling: una Buick Regal del 1987. Trump la conserva ancora nel suo garage di Santa Monica. E a bordo della decappottabile allestita con sospensioni idauliche flottanti, fiamme e motore V6 a vista, si è fatto vedere a Las Vegas dove possiede diversi alberghi e casino. C’è poi un’ulteriore passione di Trump: quella per i chopper… ma di questo sarà meglio raccontare un’altra volta.
Qui sotto il video della fase finale di Wrestlemania 23 con la sconfitta di Umaga-Vince McMahon e il leggendario momento dell’haircut, stipulazione del match. Arbitro speciale Stone Cold Steve Austin che prenderà parte attiva al match
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