FCA, ricorso Codacons contro prestito dallo Stato: le motivazioni. La sede estera dell’azienda motoristica non dovrebbe garantirle la possibilità di accedere ai 6,3 miliardi di sostegno
Il maxi prestito da 6,3 miliardi di euro da parte dello Stato italiano al gruppo FCA non è andato giù a molti. I due mesi di stop alla produzione per contenere la diffusione del coronavirus e il crollo del mercato dell’auto, hanno messo in ginocchio i marchi internazionali. La Renault rischia il fallimento e quasi tutte le aziende sono sull’orlo del collasso. Inevitabile quindi avere un sostegno pubblico per mantenere la continuità aziendale, così come avvenuto per altri settori.
Il problema nasce sul discorso della legittimità di sborsare tale cifra per un’azienda che non ha sede in Italia. Il Codacons ha deciso quindi di presentare ricorso per i 6,3 miliardi destinati a FCA, considerandoli privi di giusto fondamento.
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FCA, ricorso Codacons contro prestito dallo Stato: le motivazioni
Nel ricorso presentato dal Codacons si legge: “La Fca Italy S.p.A., nonostante abbia tecnicamente sede in Italia, è controllata al 100% da una società madre, la Fiat Chrysler Automobiles N.V., di matrice olandese con sede legale a Londra. L’intera operazione di cui alla richiesta di finanziamento con garanzia Sace prevista dall’art. 1 del Decreto Liquidità assume quindi contorni di illegittimità”.
Poi aggiunge: “Sono inoltre destituite di fondamento anche le giustificazioni addotte dalla stessa Fca Italy S.p.a., secondo cui i finanziamenti sarebbero destinati alle attività italiane dell’azienda e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia”.
Nel frattempo è arrivato proprio ieri il primo via libera al più grande sostegno economico mai garantito ad un gruppo industriale italiano. Il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo, infatti, ha approvato il finanziamento del prestito da 6,3 miliardi, garantito dall’80% da Sace, a Fca.
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