Uber annuncia una seconda ondata di licenziamenti, oltre ai 3.700 già tagliati questo mese, in tutti i dipartimenti.
Continua la crisi del colosso Uber. Il presidente Dara Khosrowshahi ha annunciato un ulteriore taglio di 3 mila posti di lavoro. La seconda ondata di licenziamenti coinvolge tutti i dipartimenti dell’azienda, che annuncia di voler chiudere o ridimensionare 45 uffici nel mondo.
Uber, ha spiegato Khosrowshahi, tornerà a mettere al centro il suo core business, ovvero il trasporto passeggeri e la consegna di cibo. “Avrei sperato che dopo il coronavirus ci fosse una risposta diversa, ma purtroppo non ci sono buone notizie” ha detto. Il chief executive ha anche sottolineato come la principale fonte di ricavi, ovvero il trasporto di persone, ha fatto segnare una contrazione del fatturato dell’80%.
In questo contesto, ha ammesso il numero 1 dell’azienda Usa con sede a San Francisco, aspettare che il mondo torni alla normalità in un periodo di tempo ragionevole in modo da mantenere inalterato il modello di business non è un’opzione praticabile.
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Uber, quanto può risparmiare all’anno
L’azienda USA, che aveva già tagliato 3.700 posti di lavoro all’inizio di maggio, ha perso 2,4 miliardi di sterline nel primo trimerstre del 2020 a causa del coronavirus. Il principale concorrente negli USA, Lyft, ha tagliato la forza lavoro del 17%, licenziando 982 dipendenti questo mese.
I tagli, sostiene il CEO, potrebbero garantire un risparmio annuale di 820 milioni di sterline, con la prospettiva di veder crescere allo stesso tempo il fatturato legato alla consegna dei pasti, che si è trasformata in una grande occasione di crescita durante la pandemia.
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