Carlo Verdone ha raccontato l’Italia attraverso maschere memorabili. Personaggi identificati anche attraverso le loro auto, protagoniste a modo loro dei suoi film più celebri.
Carlo Verdone, grande appassionato di auto, ne ha inserite tante nei suoi film. Lui che ha iniziato a guidare su una Fiat 127 comprata con i soldi delle prime serate di cabaret, ha reso le macchine a loro modo protagoniste delle sue pellicole. Non è possibile, per esempio, pensare a Un sacco bello senza considerare la Fiat Dino nera con i sedili in pelle e le saette rosse sulle fiancate.
Verdone, la Fiat Dino di “Un sacco bello”
La guida il “coatto” Enzo, un bullo che vuole andare in Polonia per rimorchiare a Cracovia. Un’auto tutta modificata, con un bar nell’abitacolo e naturalmente i sedili ribaltabili. In un’intervista di qualche anno fa alla Stampa, Verdone ha raccontato di averlo fatto davvero un viaggio in Polonia, nel 1974. In quell’occasione aveva visto, tra gli esemplari di “cafoneria italiana”, una Fiat Dino targata Viterbo molto fuori dalle righe. Nel film ha fotografato quell’auto. Così, le battute di Enzo e l’auto con gli sportellini “Smoke” e “Drink” hanno fatto la storia e la fortuna di un film girato in poco più di settimane. Per le scene in macchina, il set è a chilometro zero, la Cassia bis a Roma che allora non era ultimata.
Leggi anche – Drive In, tornano i cinema in auto a Roma: dove trovarli
Bianco, Rosso e Verdone: l’Alfasud di Pasquale
In “Bianco, Rosso e Verdone”, le auto raccontano i personaggi, le maschere dell’Italia un po’ nevrotica e un po’ disimpegnata. Mimmo, romano che va a prendere la nonna (la Sora Lella) a Verona, guida una 1100 D verde con il tettuccio bianco. Pasquale Amitrano, materano emigrato in Germania, vive il suo viaggio di ritorno verso l’Italia su un’Alfasud, che l’Alfa Romeo ha prodotto dal 1972 al 1984.
I personaggi hanno caratterizzazioni tricolori da cartolina. Amitrano non parla per tutto il viaggio, ma dopo il seggio sbotta in dialetto. Amitrano, con la moglie tedesca e il poster di Causio in camera, vede la sua Alfasud sfaldarsi un po’ come il rapporto di coppia in cui si sente spaesato: troppo italiano anche per i turisti tedeschi incontrati all’autogrill, ma ormai non abbastanza per i connazionali che gli danno il benvenuto a suon di furti.
La scelta dell’Alfasud come simbolo di questa storia non è casuale. E’ un’auto simbolo, che già nel nome porta in sé il segno di un riscatto, la volontà della casa trasformare la società e l’economia italiana attraverso la produzione automobilistica in uno stabilimento del Sud, a Pomigliano d’Arco. Berlina a quattro porte di fascia medio-bassa, è rimasta in listino fino al 1984 attraverso tre differenti versioni più la Giardinetta e la coupé Sport griffata Giugiaro.
Leggi anche – Batmobile, la storia dell’auto di Batman in un documentario – VIDEO
Furio e la sua indimenticabile Fiat 131 Panorama
Furio, invece, avvocato romano trapiantato a Torino, si gode la sua nuova Fiat 131 Panorama. I tre tornano a casa con l’obiettivo di votare, ma la trama prevede imprevisti e snodi per tutti lungo l’autostrada.
Furio, logorroico e ansioso che stila tabelle su tutto e sfoga le sue frustrazioni sulla moglie Magda, di cui è gelosissimo. Così quando bucano una gomma, un uomo scende da un Maggiolino blu e la cambia ma Furio, assente in quel momento, si arrabbia e rimonta quella bucata. E’ il preludio a un incidente in galleria, che farà scoppiare la coppia.
Infine, un’auto torna ad avere un valore simbolico e identitario forte in un altro film a episodi che racconta le coppie, l’amore, nell’Italia oscillante tra il bigottismo e la voglia di trasgressione. E’, naturalmente, la BMW Cabrio su cui viaggiano Jessica e Ivano in “Viaggi di Nozze”.
Leggi anche – Fast & Furious Hobbs e Shaw: le curiosità che non sapevi sul film