Sebastian Vettel lascerà la Ferrari alla fine della stagione 2020. Riviviamo i momenti migliori, ripercorriamo i numeri della sua storia con il Cavallino
Anche Sebastian Vettel avrà la sua “Last Dance”. Il 2020 sarà la sua ultima occasione di vincere un Mondiale in Ferrari, di uscire dalla prigionia di un sogno iniziato nel 2015. Chiamò la SF15-T “Eva”, diventò il suo Adamo migliore, il primo a centrare tredici podi alla prima stagione al volante di una “Rossa”. In quattro stagioni, si è trovato contro Lewis Hamilton, non ha mai smesso di essere uomo squadra, ha ringraziato in italiano il team dopo ogni vittoria e si è preso le responsabilità per errori e sconfitte. Ha regalato momenti da ricordare e team radio tutti da ridere, come nelle libere a Interlagos nel 2018. ““C’è qualcosa tra le mia gambe, oltre alle cose ovvie. Qualcosa si muove tra i miei piedi”. Sarei orgoglioso se fosse quello a cui pensate, ma non è così!“.
I numeri di Vettel in Ferrari
In quattro stagioni, ha vinto 14 gran premi, il primo in Malesia nel 2015, l’ultimo a Singapore l’anno scorso. E’ il terzo pilota con più vittorie nella storia della Ferrari dietro l’inarrivabile Michael Schumacher (72), e un solo GP dal secondo posto di Niki Lauda (15).
Ha firmato 12 pole position, centrato 53 podi: è arrivato 21 volte secondo e 19 volte terzo. Ha ottenuto in media 13.53 punti per gara, 0.43 in meno rispetto alla sua era di dominio in Red Bull. Ha chiuso il Mondiale per due volte consecutive al secondo, nel 2017 e nel 2018.
Ma la distanza tra il secondo e il primo posto è scritta anche nel suo essere a metà tra il classico tedesco e il classico latino. Ragione e passione, ambizione e calore non sempre si fondono. La fusione a freddo comporta conflitti, che se non risolti si trasformano in pensieri pesanti e confondono il confine tra la linea del limite e quel che c’è oltre.
In Ferrari, Vettel ha dato più volte l’impressione non riuscire a liberarsene. La sfida di vincere un Mondiale con una scuderia diversa per peso e per storia, il peso di provarci contro un avversario come Lewis Hamilton con una macchina migliore l’hanno frenato, l’hanno indotto a sbagliare, a cercare la vittoria con la fretta che è nemica della velocità.
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Le grandi vittorie, i momenti da dimenticare
Il tedesco si annuncia in Ferrari con una stagione da record per un debuttante nella storia del team, e con la prima pole personale dopo 61 gran premi, a Singapore. L’inizio del Mondiale 2015 è una grande illusione. Podio in Australia, vittoria in Malesia alla seconda gara. Ma qualcosa si rompe: l’ala anteriore in Bahrain, il motore in Canada, la gomma posteriore destra a Spa.
Il 2016 è durissimo. Vettel assiste da spettatore al duello per il titolo e celebra ad Abu Dhabi il successo del connazionale Rosberg, che a fine stagione annuncia il ritiro dalla Formula 1. Il desiderio di sfidare Lewis Hamilton, il rivale numero 1 nell’era della F1 ibrida, penalizza Vettel e tutto il team Ferrari in Canada. Nonostante le modifiche al turbo e all’aerodinamica dell’alettone posteriore, a Montreal la strategia tradisce il tedesco.
Seguono due stagioni in cui le due anime di Vettel si alternano, convivono. Offre prove d’autore. In Australia conferma il feeling con il circuito e con un pit stop calcolato al secondo, si ferma dopo Hamilton e riesce a stargli davanti: è il momento decisivo della corsa. In Spagna, dopo la sosta insegue Valtteri Bottas e lo supera, anche a costo di mettere due ruote sull’erba. A Monaco parte secondo dietro Raikkonen ma all’arrivo l’ordine è invertito. La Ferrari festeggia la prima doppietta dopo quasi 7 anni (Germania 2010). Ma a Monza, Hamilton mette la freccia e addio sogno Mondiale.
Nel 2018, raggiunge la doppia cifra di successi con la Ferrari in Bahrain e i 50 personali in carriera in Canada. Qui, sul circuito dedicato a Gilles Villeneuve, resta in testa dal primo all’ultimo giro. La Rossa non vinceva a Montreal da quattordici anni. L’ultima volta al volante c’era il campione che più l’ha ispirato, Michael Schumacher.
A Silverstone, dopo un inseguimento lungo e tenace a Bottas e un sorpasso da brivido all’interno alla Brooklands, Vettel riporta la Ferrari al successo sul circuito dove è nata la Formula 1 moderna dopo sette anni. E raggiunge le 51 vittorie di Alain Prost. A Spa, ricordo migliore della seconda parte del 2018, eguaglia i 13 successi in Ferrari di Alberto Ascari.
Ma la stagione ha i suoi, pesanti lati oscuri. Due su tutti: l’incidente con Bottas a Le Castellet, in Francia, e gli errori in qualifica a Austin. E’ il Vettel preda dei conflitti e di se stesso a concatenare distrazioni e imprecisioni. La superficialità del sabato diventa aggressività incontrollata la domenica. Attacca Ricciardo nel modo e nel punto sbagliato, il contatto deriva poi da un tentativo di correzione imprevista ma cambia poco. La bella rimonta dopo il testacoda non cancellano gli effetti collaterali, se mai li amplificano.
Il resto è la cronaca del suo Mondiale più difficile in Ferrari, di una storia che ha toccato il punto più basso l’anno scorso a Monza. Vettel chiude 13ç dopo un testacoda, Leclerc si prende l’abbraccio della marea rossa. Quella grande vittoria è il suo battesimo del fuoco. Quella domenica inizia il lento addio di Sebastian Vettel al Cavallino.
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