Confermato lo sciopero di 48 ore dei benzinai sulle autostrade. L’agitazione inizierà alle 22 del 12 maggio e durerà fino alla stessa ora del 14. Lo annunciano in una nota Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio
Quarantotto ore di di sciopero. Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio hanno confermato la protesta che coinvolgerà le aree di servizio sulle autostrade. L’agitazione inizierà alle 22 del 12 maggio e finirà alla stessa ora del 14.
Le due organizzazioni, in una nota, hanno sottolineato come il Governo non abbia consentito di applicare riduzioni, turnazioni, di utilizzare la cassa integrazione. Considerato il carattere essenziale, il servizio è continuato 7 giorni su 7, per 24 ore al giorno, nonostante un calo delle vendite superiori al 90%. Il tutto, spiega la nota, a costi inalterati. Per questo, la liquidità dei gestori delle aree di servizio si è praticamente prosciugata.
Ma il tavolo di crisi con il ministro Patuanelli, spiegano le associazioni di categoria, è ormai fermo da un mese. Le società concessionarie della rete autostradale, scrivono, “sono divise su tutto, tranne che sulla convinzione (incontrastata) di poter agire da padroni“.
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Ai ministri delle Infrastrutture e Trasporti e dello Sviluppo economico, le associazioni che rappresentano i benzinai chiedono di poter beneficiare delle misure generali annunciate a sostegno della ripresa economica come la cassa integrazione in deroga, i finanziamenti a fondo perduto, bonus per affitti e bollette. E insieme di predisporre una serie di interventi mirati, nel rispetto degli impegni già assunti con i soggetti coinvolti, in grado di rispondere alle difficoltà che le imprese di gestione stanno affrontando.
Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio chiedono anche di convocare nuovamente il tavolo di crisi con il governo. Resta infatti da parte loro la volontà di condividere “responsabilità e oneri con il Governo e l’intera filiera composta da tanti soggetti economici -concessionari autostradali primi fra gli altri- con ben altra solidità ed una incommensurabilmente maggiore remunerazione“.
Il tempo dell’attesa e della pazienza, sottolineano, è però finito. Non resta che passare alla protesta per sostenere le proprie motivazioni nella speranza, concludono, che i cittadini possano comprendere la loro decisione.
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