In India la scelta del governo di forzare il lockdown sulle produzioni automobilistiche e motociclistiche ha avuto ripercussioni drammatiche dopo la pandemia. Zero auto vendute, magazzini pieni e catene di montaggio paralizzate. Ora lentamente il paese cerca di ripartire.
Che la pandemia abbia atterrato quasi completamente il settore automobilistico non soltanto dal punto di vista della produzione ma soprattutto della vendita è indubbio. Riprendersi sarà difficilissimo: anche se molte delle aziende più importanti a livello mondiale hanno già lentamente ha ricominciato a produrre. La seconda fase sarà quella di aggiornare i listini, favorire nuove linee di credito per potere essere nuovamente competitivi sul mercato.
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Occorrerà del tempo, molto temp. Acquistare un’auto non sarà più come prima: cambieranno le strategie commerciali, cambiar l’approccio del cliente all’autosalone che sarà sempre più virtuale e guidato da strategie che si appoggeranno sul web e sulla promozione telefonica. Ma, nel frattempo, i dati risultano essere drammatici.
In India per esempio, paese che vanta un incremento di immatricolazioni sia tra le auto che tra le moto ai massimi livelli da vent’anni a questa parte, il mercato è completamente bloccato. La scelta del governo indiano di sospendere completamente l’attività della produzione di auto e motoveicoli fin dall’inizio di marzo è stata pesantissima. Tutte le concessionarie automobilistiche hanno chiuso. Impossibile acquistare un’auto, nuova o usata. Il caso, abbastanza singolare, e che è un paese gigantesco come l’India nella casella dei dati che riguardano le auto vendute, ad aprile, compare uno zero spaccato.
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A commentare il dato la SIAM, Society of Indian Automobile Manufacturers (SIAM): l’industria automobilistica sta perdendo oltre 306 milioni di dollari al giorno. Le case automobilistiche più competitive del paese come Mahindra, Maruti Suzuki, Hyundai, MG Motor e Toyota Kirloskar, stanno cercando faticosamente di organizzarsi per quando sarà possibile tornare al lavoro ma di sicuro rimettere in linea la produzione sarà difficilissimo.
D’altronde l’onda lunga della pandemia aveva già fatto danni significativi a marzo quando le vendite interne di Maruti Suzuki su base annua sono diminuite del 48%, mentre le vendite di Mahindra erano scese del 90 percento. Il blocco in India non è ancora stato del tutto rimosso: la cosiddetta Fase 2 è stata fissata dal 17 maggio e deprimerà ulteriormente una situazione già difficile per le case automobilistiche.
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