In Hotel California si parla di droga, sicuramente di sesso, di un’iniziazione che diventa la maturazione di un giovane verso l’età adulta. Ma poi si parla anche di coltelli, di un festino, di una bestia che non può essere uccisa e di un check inutile… Perché tutti sanno che dall’Hotel California, non ci si può allontanare definitivamente.
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Ho ascoltato Hotel California a tutto volume per una quarantina di miglia sulla vecchia Route 66 quando ero partito da Albuquerque durante il mio secondo viaggio in America. Girai come un idiota tra le strade secondarie e finii per perdermi. Avevo affittato una Ford Mustang Convertible del 1996, rossa. E l’impianto stereo era una bomba. Misi il live degli Eagles con il repeat sulla traccia #1 e sono rimasto in trance a guidare senza pensare a niente per almeno due ore. Nei pressi di un posto che si chiamava Laguna e che per assurdo era il posto più assetato e deserto che avessi mai visto, mi fermò una pattuglia della Polizia di Stato del New Mexico. Furono simpatici: controllarono che non fossi drogato, che non avessi roba da bere a bordo e mi chiesero che ci facesse un italiano “in the middle of f*ucking nowhere”. Risposi… “mi godo il vostro f*cking nowhere”. Risero e mi lasciarono proseguire il mio viaggio.
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Ascoltare Hotel California è un trip. La canzone parla di un’iniziazione, il passaggio di un ragazzo dall’adolescenza all’età adulta attraverso un pomeriggio di amore e di sesso con una ragazza conosciuta da poco, forse una prostituta, in un albergo demodé e lontano dalle autostrade. L’Hotel California: posto adorabile ma estremamente solitario. In realtà The Hotel California sta per anche per THC, il metabolita della marijuana, e in quel periodo gli Eagles non si limitavano certo a fumare solo quella. Se il testo descrive minuziosamente alcuni ambienti dell’albergo, tavolini, cristalli e neon, ci sono anche dettagli strani, inquietanti che lasciano capire che la canzone parla anche di droga (Colitas). Ma anche di paradiso e di inferno, di amici che vanno e vengono; alcuni ballano per ricordare e altri per dimenticare. Sono riferimenti indiretti a pusher e clienti, a prostitute e avventori.
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“Puoi fare il check out quando vuoi ma non potrai mai andartene” dice il testo che a un certo punto si fa inquietante. “Nella camera del direttore si sono riuniti per il banchetto, trafiggono la vittima con il loro coltello d’acciaio ma non possono uccidere la bestia”. Alcuni in questo verso hanno letto la simbologia di una setta satanica che era molto attiva nella costa occidentale degli Stati Uniti, quella di Anton LaVey, una sorta di santone dell’occulto che aveva fatto un sacco di soldi abbindolando persone convinte di poter diventare adepti di Satana e avere tutto ciò che volevano.
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Forse è affascinante trovare una storia leggendaria dietro qualsiasi canzone leggendaria. Ma l’anno dopo quel mio viaggio, quando tornai in Italia, non mi sfuggì una notizia che arrivava dagli Stati Uniti. Più precisamente da Paraje che si trovava qualche miglio oltre Laguna, sul vecchio tracciato della 66 che dal New Mexico porta in Arizona. Durante i lavori di ristrutturazione di un albergo, il Motel California, nella camera del direttore hanno trovato il corpo mummificato di una giovane donna, forse murata viva.
Fu aperta un’inchiesta e ancora oggi qualcuno sostiene che fan della band abbiano voluto ricreare l’atmosfera più cupa della canzone con un omicidio e un sacrificio umano. La band, dal canto suo, ha sempre respinto qualsiasi strumentalizzazione spiegando che il testo parla solo di un edonismo desueto e sfacciato che la California rappresenta anche quando ti trovi in un albergo che porta quel nome ma si trova da tutt’altra parte: “La verità è che quando ho cominciato a incidere il brano sulla mia dodici corde – spiega Don Felder, allora nella band – mia figlia di un anno stava dormendo e mi limitai a mugolare qualche parola priva di senso sull’arpeggio di accompagnamento”. Infatti il testo finale, con tutte le parti più sofferte e ambigue, è stato completato da Joe Walsh.
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Questa esecuzione si riferisce al concerto del 21 marzo 1977 di Largo, Maryland: la band è nella sua versione originale. Don Henley voce e batteria, Glen Frey alla doppio manico, Joe Walsh alla Fender solista, Rendy Meisner al basso e Don Felder alla dodici corde. Welcome to the Hotel California… se volete fare check in.
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