Fase 2, aumentano i contagi in Germania dopo la riapertura: è un falso. Secondo quanto riportato dalle Iene non ci sarebbe nessun ritorno alla Fase 1 in vista
Quanto ci è stato raccontato a nove colonne negli ultimi 3 giorni potrebbe non essere vero. Stiamo parlando della ripresa dei contagi in Germania dopo le riaperture previste dalla Fase 2. Angela Merkel e la sua equipe di esperti avrebbe favorito il rialzo della curva epidemiologica tramite il rilancio forzato dell’economia. Questo sarebbe un quadro errato, testimoniato dai dati e dalle testimonianze raccolte dal programma di Mediaset “Le Iene“. Niente ritorno alla Fase 1 o passi indietro sulla fine del lockdown a Berlino. L’indice di contagio rimane stabilmente sotto la fatidica soglia 1 e i tedeschi continuano nel loro processo di ritorno alla normalità.
Per numero totale di casi la Germania è al sesto posto nel mondo, con 161.539 positivi ma con “solo” 6.467 vittime, imparagonabili alle oltre 27.400 dell’Italia. Il tasso di mortalità sensibilmente più basso è stato attribuito alla maggiore forza del sistema sanitario tedesco e ad una popolazione colpita sostanzialmente meno anziana.
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Per approfondire la questione, Le Iene, hanno fornito la testimonianza di Stefano Mento, un cittadino romano che vive a Dusseldorf per motivi lavorativi da 9 anni.
“Nessuno in Germania ha parlato di un indice di contagio risalito a 1 né tanto meno di una chiusura preventiva di questa Fase 2, tra l’altro nemmeno definitiva cosi da queste parti”, ha spiegato Mento.
“Nella fase del lockdown hanno chiuso le scuole e proibito gli assembramenti ma non hanno impedito alla gente di uscire e lavorare. E non c’erano autocertificazioni, poliziotti, droni o posti di blocco continui. Da lunedì 4 maggio riapriranno le scuole materne ed elementari, oltre a parrucchieri ed altre attività. Si richiede sempre la distanza di 1 metro e di evitare assembramenti con più di 50 persone“.
L’uomo italiano ha poi sottolineato un altro punto fondamentale: “Si stanno già preparando alla stagione estiva da giugno, con la possibilità di riprendere a usare gli aerei con accordi con alcuni altri paesi. Se gli infettati non supereranno l’1% della popolazione di 83 milioni di abitanti non ci sarà nessuno stop alla ripresa”.
A confermare che non ci siano numeri allarmanti ci ha pensato anche l’Istituto Koch di Berlino, responsabile di controllo e prevenzione delle malattie infettive e fonte autorevole nel mondo in materia. In Germania l’evoluzione dell’indice dell’R0 è stata costante: primi di marzo era a 3 (tre persone contagiate da ogni infetto), dal 21 marzo si è stabilizzato attorno a 1, mentre dal 15 aprile non si è più rialzato. Questo a testimoniare la gestione ottimale della pandemia.
Il riferimento negativo della Fase 2 in Germania rispetto al programma stilato dall’Italia, sembra più che altro un modo di voler giustificare un approccio troppo conservativo da parte nostra. Un termine di paragone a cui appoggiarsi per rinviare al mittente le critiche piovute in questi giorni sul premier Conte e l’esecutivo.
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