Varato dal miliardario saudita Adnan Kashoggi, il Nabila ancora oggi è sinonimo di uno stile di vita eccessivo e improntato al lusso più sfrenato. Gli aneddoti abbondano: tra i suoi ospiti anche i Queen che gli dedicarono una canzone.
La vita avventurosa del Nabila è coincisa con la nascita del gossip: nel cuore degli anni ’80, l’epoca dell’edonismo e del lusso come stile di vita, il Nabila rappresentava un vero e proprio status symbol e come tale è arrivato ai giorni nostri anche se nel frattempo sono stati varati yacht molto più ricchi e potenti e se lo stesso Nabila ha finito per cambiare nome e proprietà finendo un po’ nel dimenticatoio.
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Il nome dello Yacht si deve alla figlia del suo proprietario, l’eccentrico Adnan Kashoggi, uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, abbastanza egocentrico da pretendere che all’arrivo della sua barca tutti gli altri natanti si facessero da parte: diversamente restava in rada.
Kashoggi aveva una fama di uomo d’affari senza scrupoli che aveva fatto fortuna con il traffico d’armi. Il suo nome era venuto fuori nello scandalo Lockheed e in quello che aveva portato al rovesciamento del regime del presidente filippino Marcos. Fece una fortuna immensa ed era un arabo molto atipico. Amava il lusso e lo stile di vita occidentale. Quindi, quando nel 1977 la figlia che aveva quindici anni gli chiese una barca per fare le vacanze e girare il Mediterraneo, si fece costruire il Nabila e gliela mise a disposizione.
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Kashoggi voleva una barca che facesse impallidire il pensiero del Christina O, lo yacht del miliardario greco Onassis che negli anni ’50 e ’60 era diventato un simbolo di lusso, ricchezza e potere. Lungo 86 metri e allestito ai cantieri Benetti di Viareggio, fu varato il 25 giugno del 1979 e allestito con finiture realizzate in Italia, tutte di lusso sfrenato: metalli preziosi, teak, opere d’arte e tanti eccessi. A cominciare dai duecento telefoni presenti in ogni angolo del panfilo. Undici cabine, tutte con bagno privato, per ventidue ospiti: 56 persone d’equipaggio.
Gli interni sono stati disegnati dall’architetto Sturchio; il design ancora oggi molto attuale è invece opera dell’australiano John Bannember che rispondendo a una precisa richiesta del committente disegnò cinque ponti, tre soli dei quali a vista. Due, completamente nascosti, ospitavano un hammam e un salotto arabo e non potevano in alcun modo essere raggiunti dagli obiettivi dei paparazzi.
Kashoggi lo prese in consegna a Montecarlo nel 1980 e la sua festa d’inaugurazione durò due giorni e due notti coinvolgendo sportivi, artisti, miliardari e ogni notabile del jet set internazionale. Erano anni di eccessi e di trasgressione. A bordo pare che il miliardario di origine saudita, che dopo essersi separato dalla prima moglie ebbe donne bellissime, ospitasse ogni genere di festa: anche quelle più trasgressive.
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Il Nabila era attesissimo ogni estate soprattutto a Cannes e Portofino e quando la sagoma dello yacht arrivava nel minuscolo porto del Golfo del Tigullio la vita di tutto il borgo si fermava. Il Nabila restava in rada per uno o due giorni; Kashoggi non si muoveva da bordo ma a terra scendevano i suoi ospiti. Attrici, modelle, principesse per “un po’di shopping”: la leggenda racconta che un’estate dallo Yacht fossero arrivati il tender e l’Adnania, il motoscafo veloce d’appoggio al panfilo, un bolide italiano da 70 nodi e che a Portofino fossero sbarcate nove donne con libertà d’acquisto illimitato. Una scena alla Pretty Woman. I negozi chiusero per tre ore e il giorno dopo il segretario del miliardario passò personalmente a saldare. Si parla di un conto di quasi seicento milioni di lire che negli anni ’80 erano davvero tantissimi soldi.
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Un’altra leggenda racconta che Kashoggi, molto raramente, decidesse di prestare il suo yacht per feste private e lo facesse solo con persone estremamente speciali. Quando i Queen gli chiesero il Nabila per una festa a Cannes il miliardario non riuscì a dire di no. La band di Freddy Mercury era la preferita della figlia Nabila, anche lei invitata al party. La festa era il ritorno alla vita di Mercury, che pure già sapeva di avere contratto l’AIDS (era il 1987) senza averlo detto ai compagni. Dopo un lungo isolamento a Monaco di Baviera il cantante si era riunito alla band ed era tornato a fare musica. Il gruppo aveva inciso diverse canzoni tra le quali la meravigliosa The Miracle che poi diede il nome all’album e I Want it All che sarebbe stato il primo singolo. Ma mancava l’inizio dell’album.
Mercury decise di organizzare una delle sue feste più folli per consolare Brian May che era nel pieno di un drammatico divorzio. Il cantante invitò molti amici tra i quali il cantante Belouis Some che aveva avuto un discreto successo con il suo singolo “Imagination” e che era uno dei suoi partner di quel periodo e la voce dei Frankie Goes To Hollywood, Holly Johnson. Tra modelle, gente travestita, mangiatori di fuoco e ogni sorta d’eccesso Freddy scrisse “Party” e “Kashoggi’s Ship” che diventeranno l’apertura del nuovo disco. “Voi dite che la mia festa è finita ma guardatemi, sono in gran forma. Quando hanno finito di bere il mio vino sono venuto a fare festa sulla nave di Kashoggi… ed è stato un gran trip, perché nessuno può fermare il mio party”. Due giorni dopo a Montreux la band incise le prime due tracce e il disco era pronto.
Freddy Mercury per sdebitarsi regalò a Nabila Kashoggi un calco del suo microfono in cristalli Swaroski impreziosito da diversi brillanti. All’emiro donò invece una stampa di Salvador Dalì: originale. Ma i Queen non sono le uniche celebrità salite sul panfilo: a Kashoggi sono stati attribuiti flirt leggendari: Farrah Fawcett, Lori Del Santo, Amanda Lear, Brooke Shields…
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Con le difficoltà personali e finanziarie, un secondo matrimonio (con l’italiana Laura Biancolini che conobbe quando lei aveva solo diciassette anni) e la nascita di altri figli, Adnan Kashoggi decise di cedere il suo panfilo così com’era equipaggiato. Eliporto, due motori Northar Polar 16 cilindri da 3.000 cavalli di potenza ciascuno. L’acquirente era niente meno che Donald Trump. L’attuale presidente americano era affascinato dal fatto che il panfilo avesse quattordici cisterne in grado di stoccare abbastanza carburante per stare in mare aperto per quasi 7500 miglia. Vale a dire dal Portogallo a New York andata e ritorno e avanzava un 15% abbondante di nafta. Ma lo troverà ‘demodè’ e si farà costruire uno yacht nuovo.
Il Nabila oggi si chiama Kingdon 5K3 ed è di Al-Walid bin Talal che ha mantenuto tutta la linea originale del panfilo ristrutturando solo gli interni e la livrea che ora non è più bianco ma color sabbia.
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