L’ultimo tassello, una campata di 44 metri di lunghezza, è ancora da incastrare ma il nuovo ponte di Genova nonostante anche il gigantesco cantiere abbia dovuto fare i conti con il coronavirus, è praticamente pronto. Poi si lavorerà su manto stradale, illuminazione, giunti e tutto dovrebbe essere inaugurato nei tempi previsti.
I genovesi non sono soliti attendersi gli aiuti di nessuno e quando per tre-quattro volte si sono ritrovati con il fango alle orecchie per le numerose alluvioni che negli ultimi venti anni hanno messo in ginocchio diversi quartieri della città, si sono rimessi in piedi da soli. C’erano gli “angeli del fango” che arrivavano in motorino da ogni parte della città a spalare e pulire; e stavolta ci sono state le imprese storiche della città, a cominciare dalla Fincantieri, che hanno realizzato un vero miracolo.
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Il nuovo ponte di Genova è un miracolo
Il tutto coordinato da un commissario genovese, il sindaco, e da un architetto genovese, Renzo Piano, una delle celebrità cittadine che ha costruito in tutto il mondo e che si è prestò fin dall’inizio alla ricostruzione del ponte… “a patto che si faccia quello che dico e che non ci siano discussioni politiche di nessun genere”. Piano, che sa bene come funzionano le cose avendo già avuto il non facile incarico di ricostruire il porto antico per le Colombiadi del 1992 (Bigo, centro espositivo dei Magazzini del Cotone e Acquario) è stato accontentato. E in poche settimane il quartiere popolare che giaceva sotto il ponte è stato sgomberato e raso al suolo mentre le pile e le campate a una a una venivano ‘varate’ alla Fincantieri per essere issate con un tempismo praticamente perfetto.
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Dipende dal vento
A Genova oggi è previsto cielo nuvoloso con un vento leggero: molto dipenderà proprio dall’intensità della brezza che per motivi di sicurezza potrebbe anche vedere rinviato di qualche ora l’installazione dell’impalcato. Se tutto andrà secondo i piani, garantendo la presenza di circa 200 operai sul ponte e una sessantina di giorni di lavoro pieni, il ponte potrà essere inaugurato entro la metà di luglio. La data non è ancora stata fissata ma si parla del 18 luglio. Ventitre mesi dopo la tragedia del 14 agosto che costò la vita di 43 persone. Sembrava impossibile e invece Genova avrà il suo miracolo.
Il vecchio ponte, che solo ora tutti chiamano Morandi, dal nome del suo architetto, aveva in realtà diversi nomi. I genovesi degli anni ’60 lo chiamavano Brooklyn, orgogliosi delle sue torri che lo rendevano il viadotto più alto d’Europa, per alcuni anni è stato anche il più alto del mondo. Poi era stato semplicemente ribattezzato il Polcevera, dal nome del torrente e della vallata che sormontava. Alcuni lo chiamavano il Condotte, perché questo era il nome della ditta costruttrice che piazzò i piloni il cui marchio, prima che le intemperie lo cancellassero, era ben evidente sulla facciata delle torri. Negli ultimi anni qualcuno lo aveva ribattezzato “Sanvito” perché al passaggio di ogni mezzo pesante i giunti ballavano in modo evidente.
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Il sindaco-commissario
Marco Bucci, sindaco di Genova che si è trovato catapultato nel bel mezzo di un dramma, ha raccolto la sfida di fare da commissario e garante. Con poche promesse e un atteggiamento da vero capocantiere ha sollecitato, bacchettato, pungolato andando sul cantiere praticamente tutti i giorni. Un atteggiamento molto pratico e relativamente poco politico che i genovesi hanno apprezzato. La città, divisa in due monconi e alle prese con un traffico tragico già nella normalità, figuriamoci nell’emergenza, presto sarà finalmente ricollegata.
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I numeri del nuovo ponte
Il ponte misurerà 1.067 metri esatti. I lavori a oggi sono durati 620 giorni: dal 15 agosto è iniziata la pietosa opera di scavo e recupero delle vittime ma dal 21 agosto si è cominciato a sbaraccare, minare e predisporre per la ricostruzione. La prima pietra è stata fissata 311 giorni fa. Le pile sono diciannove: “Non c’è nessuna numerologia, nessun simbolo – dice Piano – erano quelle necessarie per fare le cose nel modo migliore e più rapido possibile”.
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Come si chiamerà il nuovo ponte di Genova
Ora inizierà un secondo cantiere che sotto il ponte sostituirà case popolari e vecchie aziende – molte in disuso – con aree verdi e impianti sportivi. Il ponte quasi certamente avrà un nome: il Comune ha lanciato un sondaggio pubblico e le idee sono diverse. Le idee più gettonate al momento sono Ponte San Giorgio (il patrono della città), Ponte Paganini (Niccolò – rigorosamente con due ‘C’, violinista controverso e un po’ dannato considerato una delle anime culturali della città), Ponte Fabrizio De André, sicuramente l’artista contemporaneo più rappresentativo e amato della città. L’opzione Renzo Piano è la più votata ma l’architetto ha ringraziato e sarebbe felice che il ponte non portasse il suo nome.
Tra le idee più curiose quello di chiamarlo “A crêäuza”, che in genovese significa la mulattiera e che ricorda l’opera più bella di De André, “Creuza de Mä”. Mulattiera di mare perché unisce idealmente due sponde della costa della città davanti al mare nell’ideale confine tra Levante e Ponente non solo di Genova ma di tutta la Liguria.
Altri hanno proposto ‘puntexello’, il ponticello, perché una zona di un quartiere del centro storico di Genova si chiama così e perché l’ironia dei genovesi è famosa. Piace meno Cristoforo Colombo: i genovesi mal sopportano l’idea di un genovese che scoprendo l’America ha mandato in malora i traffici della città, allora ricchissima. Così come non convince Andrea Doria. Alla fine per la gente comune resterà “O Polceiva” o nell’esatta definizione genovese “Porçéivia”. Anche se l’idea di chiamarlo “14 agosto”, ricordando le 43 vittime del crollo è presa in seria considerazione.