Quando gli hanno chiesto alcuni dei motivi d’orgoglio neozelandese, oltre ai soliti All Blacks che dominano nel rugby, qualcuno ha citato la Britten V1000, la moto costruita alla fine degli anni ’90 da un ingegnere neozelandese. E la sua idea di costruire la sua moto per eccellenza in grandezza naturale ha conquistato tutti. E la nuova sfida di The Brickman si è concretizzata.
Esistono quattordici Lego Certified Professionals, si tratta di professionisti che per creare le proprie opere d’arte utilizzano i mattoncini della Lego, l’azienda fondata nel 1958 in Danimarca e che oggi è diventato un marchio globale del divertimento per i più piccoli.
Non solo piccoli per la verità: esattamente come succede per le consolle dei videogames e per diversi giochi di società, il marchio Lego è diventato qualcosa di estremamente trasversale che coinvolge diverse generazioni a diverse latitudini. Per quelli che giocano ancora con i mattoncini colorati esiste anche una sigla: AFOL, Adult Fans of Lego. Sono diverse decine di migliaia. Si riuniscono in club, si esibiscono nel corso delle fiere e di alcune riunioni specifiche dove si punta sempre al record, a quello che sembra impossibile da realizzare.
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Ryan McNaught è australiano e vive a Melbourne. I Lego da sempre sono la sua ossessione: “Ho cominciato a giocarci come molti altri che ero un bambino solo che la figura suggerita dalla confezione non mi bastava mai – dice – cercavo sempre di fare qualcosa di nuovo e di diverso – fino a oggi ho creato migliaia di opere alcune delle quali davvero straordinarie, come la ricostruzione in scala del forum di Pompei, dal 1998 la mia è diventata un lavoro intorno alle quali nel 2008 ho creato una vera e propria azienda e un mio marchio, The Brickman. Con il mio staff partecipo alle sfide che mi vengono proposte da aziende, fiere espositive, istituzioni”.
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Così, come una sfida, è nata anche la realizzazione di una Brittan V1000 a grandezza naturale, una moto di superbike che gli è stata commissionata dalla Toyco, un’azienda neozelandese che vende e distribuisce giocattoli e che tra i tanti marchi distribuisce anche la Lego. La sua Britten è costruita senza alcun involucro o modello interno interamente ed esclusivamente di mattoncini colorati ed è in scala naturale, 1:1. Lui ha avuto l’idea ed eseguito il primo disegno che poi ha stato messo in opera insieme a tre ragazzi del suo staff in poco meno di tre giorni di lavoro.
L’unico inconveniente è stato… la colla: “Di solito non ci piace usare la colla per realizzare le nostre creazioni che molto spesso durano lo spazio di un’esposizione e sono quindi allestite in corso d’opera e sul posto – spiega McMauhty – ma stavolta abbiamo dovuto fare un’eccezione. Avremmo dovuto imballare e spedire la moto di Lego e un urto avrebbe mandato in frantumi tutto. Quindi abbiamo optato per un allestimento rigido e definitivo”.
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La moto in mattoncini è molto rispettosa di colori e proporzioni: serbatoio, carena, pinze dei freni, silenziatori dello scarico. Migliaia di mattoncini: “I mezzi, auto e moto, ma anche elicotteri e aerei, piacciono sempre moltissimo – conclude The Brickman – ma questa moto che risulta un autentico mito per molti appassionati neozelandesi è stata di grande soddisfazione”.
La Britten V1000 venne realizzata dall’ingegnere neozelandese John Britten in una piccola officina di Christchurch. Motore a V a sessanta gradi, telaio in fibra di carbonio che pesava poco più di un quintale e mezzo. La Britten V1000 vinse diverse corse abbattendo parecchi record di velocità ma il suo sogno si spezzò dopo pochi anni quando nel 1995 il suo creatore si ammalò e morì, stroncato da un male incurabile, senza riuscire a dare un seguito al suo lavoro.
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