A proposito di playlist musicale. Oggi citeremo due esempi illustri e forse non del tutto noti che riguardano Bruce Springsteen e Jackson Browne. Ma ognuno ha i propri gusti e la sua personalità che si esprime non solo attraverso l’auto che si guida ma anche la musica che si ascolta mentre si guida. Tuttavia non c’è dubbio che alcune canzoni siano un vero e proprio inno alla libertà quando ci si mette alla guida.
Dunque, dagli esperti di Automotorinews.it ecco un paio di consigli, giusto due, per altrettante canzoni che rappresentano la strada e la dinamica del viaggio. Da scaricare e ascoltare anche, anzi… soprattutto, se non le conoscete.
Una canzone nata negli anni ’70 da un cantautore americano famoso per la sua inesauribile vena di compositore e per la sua amicizia quarantennale con Bruce Springsteen. Jackson Browne, che recentemente ha rivelato di essere stato colpito anche lui dal coronavirus, ha scritto questo brano storico mentre si trovava in viaggio con la sua band su un pullmino tra una data e l’altra di un minitour nella provincia americana. “Ricordo di avere memorizzato il refrain e una parte del brano mentre stavo guidando ma mi mancava una buona idea per il testo che arrivò mentre ero insieme al gruppo. E pensavo che il nostro correre una data dopo l’altra finiva per non portarci da nessuna parte e rischiava di farci perdere un sacco di cose come gli amori, l’amicizia… Running On Empty è la storia di una band che si sposta per lavoro e che cerca di muoversi e andare avanti senza pensare troppo al fatto che a volte sono più le cose che si lasciano che quelle che si trovano. Anche se muoversi è una necessità inderogabile dell’animo umano”.
Springsteen invidia molto questa canzone al suo amico: “Ha scritto una delle poche canzoni che avrei voluto scrivere io e spesso mi dico… damn, dice proprio quello che ho sempre pensato. Ma non potevo pensarci prima?”
In questo video il brano in una delle sue esecuzioni più trascinanti, era il 1979: concerto No Nukes al Madison Square Garden di New York.
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Tratta dall’album The Rising, uno dei capolavori assoluti del Boss, scritto con estrema urgenza per intorpidire il senso di dolore e di vuoto successivo all’11 settembre, “Mary’s Place” è uno degli highlight più grandiosi di Bruce Springsteen. È un brano ricco di intensità e di ottimismo ma, pochi lo hanno intuito, anche di religiosità. Mary è la Madonna, la madre di Gesù ma qui, pur facendo riferimento alla religione in più punti nel corso della canzone (Springsteen parla di Buddha e profeti, di angeli della pietà), il Boss fa proselitismo ma non religioso.
In questo brano invita gli americani a scuotersi, a fare festa, ad alzarsi e a muoversi anche sotto la pioggia torrenziale per andare incontro alla vita e aiutare il prossimo. Mary’s Place è diventata una delle principali ONG americane che sostengono la vita degli homeless sulla strada in America e che Springsteen sostiene personalmente con lasciti importanti e senza troppa pubblicità.
Impressiona il contrasto tra un testo così impegnato e impegnativo e un brano così festoso e allegro. La canzone fa riferimento a un violento acquazzone imminente, un temporale estivo. Serve un posto al riparo così che la festa possa andare avanti e la band continui a suonare e a fare tremare il pavimento.
Una raffinatissima metafora sulla vita che deve vincere e andare avanti nonostante tutto, che deve essere celebrata e festeggiata. Cosa che soprattutto in questo momento sentiamo davvero vicina. Il brano assunse un significato speciale quando lo eseguì a Milano, a San Siro nel 2003, sotto un uragano di pioggia senza interrompere per un solo istante il concerto. Quel “let it rain” urlato da 80mila persone sotto un diluvio torrenziale che durò per tutte le quasi quattro ore dello spettacolo, assunse davvero una grande forza.
Di seguito la versione live, davvero straordinaria, con molti incisi di altri brani e tanta improvvisazione, che Bruce Springsteen regalò a Barcellona con la E-Street Band storica al gran completo. La presentazione del gruppo evidenzia anche i compianti e prematuramente scomparsi Clarence Clemons e Dan Federici in uno dei suoi ultimi concerti.
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