Come l’Italia si prepara alla fase 2. Il lockdown è prolungato al 3 maggio, ma potrebbero essere possibili piccole riaperture anticipate per le industrie in settori a basso rischio
Il premier Giuseppe Conte ha scelto la prudenza. Il lock down è prolungato almeno fino al 3 maggio, per cui saranno rinnovati i provvedimenti con le misure di contenimento del contagio e le limitazioni agli spostamenti. Tuttavia, si va verso la concessione di aperture “mirate” nei giorni dopo Pasqua per alcune attività.
Nel decreto che Conte illustrerà oggi, sono contenute le indicazioni per la ripresa. Potrebbero essere interessate alla riapertura già dopo la prima metà di aprile le librerie e cartolerie, gli impianti di produzione di macchine agricole, le aziende attive nel settore della ceramica, del commercio all’ingrosso di materiale per ferramenta, della florovivaistica.
Come ha osservato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css) Franco Locatelli, “tutto quello che riguarderà la riaccensione delle attività produttive non essenziali andrà fatto con molta cautela per evitare una seconda ondata” dell’epidemia, scrive il Sole 24 Ore.
La strategia è chiara: cautela per evitare di ricadere in una nuova emergenza. Per questo il governo ha scelto il 3 maggio come data per la fine del lockdown, in modo da evitare i rischi derivanti dalla libertà di spostamenti durante il ponte del primo maggio.
Le prime aziende a riaprire saranno quelle considerate a basso rischio nella mappa commissionata da Palazzo Chigi all’Inail e al comitato tecnico-scientifico. Dunque, dovrebbero riaprire prima le aziende collegate alle filiere essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria), all’agricoltura e parte della manifattura. Sempre a patto di garantire i protocolli di sicurezza per i lavoratori.
Sarebbero classificati a basso rischio anche i comparti della fornitura di energia, il commercio all’ingrosso, le attività finanziarie e assicurative, il trasporto e magazzinaggio, le attività legali, di contabilità e consulenza, le attività immobiliari, la riparazione di computer e beni personali, l’industria del legno e la fabbricazione di mobili.
Scuole, bar e ristoranti invece rientrano tra le attività a rischio maggiore per la difficoltà di rispettare la distanza di un metro tra le persone.
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