Moto, il passaggio da Euro 4 a Euro 5 potrebbe essere prorogato. I costruttori chiedono aiuto all’Unione Europea per far fronte alla crisi, ritardando l’entrata in vigore della nuova normativa
Dal 1° gennaio 2021 ogni nuova moto venduta nell’Unione Europea è destinata a rispettare le norme sulle emissioni Euro 5 di prossima generazione. Attualmente sembra però che i produttori stiano lottando per ritardare l’abbandono dell’attuale Euro 4, facendo fronte alla crisi economica che ha colpito il settore a seguito della pandemia da coronavirus.
Le imminenti regole Euro 5 non rappresentavano una sorpresa per nessuno. Sono state scritte, insieme alla loro tempistica di entrata in vigore, quasi un decennio fa e il regolamento europeo che stabilisce la loro attuazione è stato messo nei libri nella sua forma definitiva nel 2013. Ma nonostante un sacco di avvertimenti, non tutte le aziende sono pronte a mettere norma i propri modelli.
Alcuni supereranno i test con modifiche minime, ma molti avranno probabilmente bisogno di aggiornamenti approfonditi per soddisfare le nuove regole e, secondo i piani attuali, sarà difficile vendere modelli Euro 4 dopo il 31 dicembre di quest’anno.
Con la pandemia di Covid-19 che sta causando il caos sulla produzione e lo sviluppo di motociclette in tutto il mondo e che ha inevitabilmente un forte impatto sulle vendite, ci sono sempre più richieste dall’industria del settore per rimandare l’introduzione di Euro 5 fino al 2022.
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Come per tutte le leggi sulle emissioni Euro, le regole vengono applicate alle due ruote nuove e non registrate, quindi la versione Euro 5 non è un problema per i proprietari esistenti. Tuttavia, i regolamenti potrebbero non lasciare ai produttori altra opzione se non quella di interrompere determinati modelli, se non sono in grado di fargli rispettare i nuovi limiti.
Sebbene le aziende stiano già lavorando duramente per rendere le loro gamme conformi, inevitabilmente l’attenzione si concentra inizialmente sui modelli più popolari e più redditizi. Le moto di nicchia non rappresentano infatti un grosso problema per i bilanci delle case produttrici.
L’industria motociclistica italiana ha già sollevato preoccupazioni. Con l’Italia che sta affrontando il peggior focolaio di coronavirus in Europa e sotto i limiti più severi (finora) di movimento e commercio, le vendite delle due ruote si sono effettivamente arrestate nel paese. A seguito dell’introduzione delle regole di chiusura dei negozi in Italia, Paolo Magri, capo di Brembo e capo dell’associazione italiana dell’industria motociclistica, ANCMA, ha dichiarato: “L’effetto di questa disposizione – che l’industria ha accolto con un senso di responsabilità per contenere gli effetti di un’assistenza sanitaria senza precedenti – è il blocco totale delle vendite per un periodo di tempo che, in questa fase, non è possibile determinare.
“Il danno al settore è aggravato dall’infelice concomitanza con la transizione tra i motori Euro 4 ed Euro 5, prevista dal Regolamento europeo 168/2013: a partire dal 1 ° gennaio 2021 non sarà più possibile registrare ciclomotori e motocicli Euro 4, ad eccezione di quelli consentiti dalla fine delle esenzioni normalmente previste“. La soluzione che viene auspicata è uno spostamento di almeno sei mesi della data di scadenza di vendita delle moto Euro4, in modo da attenuare l’impatto negativo sul mercato. A quanto pare l’UE starebbe valutando di prorogare il tutto per un anno e estendendo l’esenzione a tutto il territorio europeo. Una decisione condivisa per cercare di ripartire insieme.
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