Nell’attesa che riparta la Formula 1, inauguriamo una serie sui Gran Premi storici. Iniziamo dal 2008 e dal finale thrilling a Interlagos.
Campione del mondo per 38 secondi. Il ricordo di Felipe Massa in Ferrari, nonostante gli undici successi che ne fanno il quinto pilota più vincente del Cavallino, resta inchiodato alla grande illusione sulla pista bagnata di Interlagos nel 2008.
Il Gran Premio del Brasile chiude la stagione. Massa sa che deve vincere, per sperare di conquistare il titolo. Ma non è una condizione sufficiente. Lewis Hamilton, il rivale della McLaren, non deve arrivare tra i primi cinque.
La pioggia cade a intermittenza, le strategie di inizio gara saltano per tutti. All’ultimo giro, Massa è in testa alla corsa. Hamilton è sesto dietro la Toyota di Timo Glock, che ha le gomme da asciutto come il compagno di squadra Jarno Trulli.
“Avevamo deciso di non montare gli pneumatici da bagnato per provare ad aver un vantaggio sulla concorrenza. Prima della sosta degli altri team noi eravamo con entrambi i piloti fuori dai primi 10, poi con questo azzardo abbiamo chiuso con due monoposto nella zona-punti” ha detto anni dopo Dieter Gass, capo-ingegnere Toyota nella F1 2008, poi responsabile Audi nel campionato DTM. Massa taglia il traguardo per primo. E’ virtualmente campione del mondo.
Ma la gioia dura 38 secondi. Il tempo per Lewis Hamilton, che con le gomme intermedie viaggia al doppio della velocità di Glock, costretto a rallentare sotto la pioggia più fitta per non andare fuori pista, di superare il tedesco alla curva 12.
“C’erano un paio di giornalisti molto aggressivi, soprattutto da parte italiana, che mi puntavano il dito” ha detto Glock a ESPN nel 2018, “mi chiedevano quanto mi avessero pagato Hamilton e la Mercedes” che forniva i motori alla McLaren.
Visto il clima surriscaldato, il team lascia il circuito senza indossare le divise ufficiali. E per ulteriore sicurezza, acquistano tutti delle t-shirt del Brasile. I tifosi locali non li aggrediscono, ma gli altri non dimenticano. Per settimane, Glock riceve lettere di insulti e minacce di morte, spedite anche a casa dei genitori.
La situazione migliora solo dopo anni, quando su Internet comincia a circolare il video del suo ultimo giro, ora disponibile anche sul canale ufficiale della Formula 1.
“Questo mi ha tranquillizzato, è chiaro che non c’era alcuna tattica dietro a quello che è successo, era solo una battaglia per restare in pista“ ha spiegato.
Massa non è convinto, comunque, di aver perso il Mondiale quel giorno. “Non credo che quel giorno realmente danneggiò il mio futuro, perché io a Interlagos la corsa l’ho vinta. Più di quello non potevo fare. Il campionato non l’ho perso a Interlagos come molti pensano, l’ho perso prima” ha spiegato ad Autosprint nel 2015, “per il problema tecnico in Ungheria e il caos del rifornimento a Singapore”. Il riferimento è al “Piquet-gate”: il brasiliano esce di pista e accusa Briatore di avergli ordinato di farlo in modo da favorire il compagno di squadra Fernando Alonso, tutti tornano ai box e nella concitazione Massa riparte con il tubo del rifornimento ancora attaccato.
“Quando sono arrivato a Interlagos, per continuare a sperare, dovevo vincere la gara, ed è quello che ho fatto” ha ammesso. “Il risultato di Hamilton era al di fuori delle mie possibilità, non potevo farci nulla“.
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