Il nuovo Decreto Cura Italia lascia ancora degli scontenti nel settore auto che adesso chiedono ulteriori modifiche per non cadere nel baratro. Ecco chi sono.
Si trattano delle concessionarie auto, che sono rimaste non del tutto tutelate dal nuovo Decreto Cura Italia e che pertanto chiedono ulteriori modifiche al provvedimento. La distribuzione può vantare di 49 miliardi di fatturato e 120.000 dipendenti circa, ma, dato il periodo di grave emergenza dovuto al Coronavirus, rischia il tracollo. Per questa ragione, il settore chiede un sostegno per avere liquidità al fine di sopravvivere. In questo contesto, Plinio Vannini, presidente del Gruppo Autotorino, il più grande concessionario nazionale, ha dichiarato che la responsabilità in questi tempi di emergenza viene al primo posto. Infatti, il Gruppo aveva provveduto a chiudere tutte le filiali prima che diventasse obbligatorio, ma adesso il problema consiste nel far sopravvivere le aziende del settore.
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Data la grave crisi che sta attraversando il settore delle concessionarie, la Federauto ha richiesto delle modifiche da apportare al Decreto Cura Italia al fine di far sopravvivere le aziende. Infatti, la distribuzione rischia una grave discesa delle vendite. I problemi principali consistono nella gestione del personale, nel sostegno alla scarsità di liquidità delle imprese e nella gestione degli stock di auto e ricambi. Il primo, per il momento, sta venendo affrontato ricorrendo alle ferie, ma va risolta con l’uso massimo degli ammortizzatori sociali disposti dallo stesso Governo. Il secondo è causato, ovviamente, dal calo del fatturato e pertanto viene chiesto in una iniezione di liquidità al settore. Infine, il terzo scaturisce immobilizzo patrimoniale e pertanto motiva la necessità di soluzioni finanziarie.
Federauto ha dunque dichiarato: “Abbiamo bisogno di alcune misure in grado di supportare le concessionarie nel periodo di blocco dell’attività. I punti di criticità si focalizzano sulla necessità di un sostegno normativo in grado di favorire il reperimento di liquidità per la sopravvivenza aziendale, tenendo presente che si tratta di aziende caratterizzate da un ciclo labour and capital intensive”.
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